La giornata più drammatica del Pdl. Letta respinge le dimissioni dei ministri del centrodestra
Girandola di vertici a Palazzo Grazioli, incontri a porte chiuse a Palazzo Chigi e la decisione di Enrico Letta: «Respingo le dimissioni dei ministri del Pdl». Comunque andrà a finire in Senato e alla Camera, la data di martedì 1° ottobre verrà ricordata come una delle giornate più drammatiche nella storia del Pdl. L’appello di Alfano affinché i parlamentari del Pdl votino la fiducia al governo Letta ha prodotto reazioni contrastanti all’interno del partito. Da un lato Bondi, Mantovani, Giro e altri esponenti del Pdl che hanno dichiarato di seguire esclusivamente indicazioni di Berlusconi. Dall’altro Lupi e Formigoni (il gruppo di Cl) che hanno invece dichiarato la loro intenzione di seguire le indicazioni del segretario. A rendere ancora più incandescente il clima ha poi provveduto la diffusione di alcuni brani di una lettera di Berlusconi al settimanale Tempi nella quale il Cavaliere definisce Napolitano e Letta «inaffidabili». Sullo sfondo di questa drammatica giornata è aleggiato lo spettro di una scissione in seno al Pdl. Sulle agenzie sono rimbalzate alcune indiscrezioni che indicavano già il nome della formazione: «Nuova Italia». Il gesto di Alfano è stato interpretato come uno «strappo» dopo che il senatore Giovanardi aveva annunciato che quaranta parlamentari del Pdl erano intenzionati a votare la fiducia a Letta.
Il presidente del Consiglio ha tessuto le fila, dopo aver incontratoNapolitano, di questo castello delicatissimo. Ha incontrato più volte Alfano, a sua volta in riunione con i ministri Pdl, e si è anche coperto le spalle a sinistra. Pranzando con Matteo Renzi e ottenendo una sponda per un governo di respiro con colui che è il candidato favorito per la leadership del Pd. Ma su un punto Letta non ha voluto avere alcuna mediazione: la fiducia di Silvio Berlusconi in cambio di un approfondimento sulla non retroattività della legge Severino.