La politica deve anticipare i problemi e programmare. Non vi sembra che in Italia sia sempre il contrario?
Partiamo dall’amnistia o dall’indulto. Le due misure vengono definite per legge “misure di clemenza”. La clemenza è un fatto straordinario e quindi, per sua natura, si adotta per casi specifici e di rado. Se l’amnistia si fa ogni cinque anni vuol dire che è una misura ordinaria o strutturale e non più straordinaria. E la clemenza non c’entra nulla. Se l’amnistia si fa periodicamente per svuotare le carceri è un assoluto controsenso e dimostra cialtroneria, superficialità e incompetenza. Se le carceri sono troppo piene, o si fanno altre carceri o ci si interroga sull’opportunità o legittimità delle detenzioni. O tutti i detenuti si meritano di stare in carcere – e allora la politica dovrebbe pianificare meglio l’edilizia carceraria alla luce delle nuove necessità – oppure, com’è il caso noto dell’Italia – migliaia di persone sono in carcere in attesa di processo e poi vengono assolte, oppure si vedono contestati reati inesistenti, oppure non hanno alcuna pericolosità sociale e quindi non dovrebbero trovarsi in prigione. Ogni volta che in Parlamento si votano indulti o amnistie, a onor del vero, qualcuno si alza e dice: “ma non sarà che la soluzione è abbreviare i tempi della giustizia o depenalizzare alcuni reati e fare più chiarezza nel quadro legislativo riducendo e semplificando i codici?”. Invece poi si fa tutto il contrario. Anzi, a dire il vero, si fa proprio l’opposto e cioè si fanno leggi per rispondere alle continue, diverse e spesso estemporanee emergenze. Sui giornali escono dieci notizie di bambini aggrediti da cani e allora si fa il decreto sui cani pericolosi, che poi si perde in meandri tecnici e finisce nel nulla. Sui giornali si trovano in particolare risalto aggressioni e violenze contro ex fidanzate e mogli? Si fa la legge sullo stalking. Le violenze non cessano né il clamore sui giornali: si rilancia con il “femminicidio”. C’è un escalation di denunce di aggressioni da parte di persone che si dichiarano omosessuali: si fa la legge sull’omofobia. Si alza un rinnovato clamore per la gazzarra intorno al funerale di Priebke? Si parte subito con una legge che punisce il negazionismo. Il problema è che lo stesso atteggiamento c’è sul fronte delle politiche del lavoro o industriali, sulla sanità, sul debito e sull’economia in generale. Le cose accadono e quindi, in fretta e furia, senza preparazione e pianificazione, si fa un provvedimento di legge da “gettare in pasto” all’opinione pubblica. Così le leggi si accumulano, scritte male, spesso inapplicabili e inutili. Con un semplicismo inquietante aumentano le leggi che puniscono reati di opinione e contemporaneamente le norme che depenalizzato reati concreti e oggettivi. Alla politica fa più paura la stampa che la criminalità.