La Russia di Putin non è l’Urss: ricordato Salamov, che raccontò il terrore dei gulag
La Russia democratica fa i conti col suo passato. A differenza dell’Unione Sovietica, oggi la nazione guidata da Vladimir Putin non rimuove, non epura, non nega: una targa per Varlam Salamov (amico di Pasternak e Solgenitsin), l’autore dei “Racconti della Kolyma” che, insieme ad “Arcipelago Gulag” di Alexandr Solgenitsin, svelarono al mondo intero l’orrore del gulag staliniano, è stata inaugurata oggi a Mosca, nella Giornata in ricordo delle Vittime della repressione politica, per iniziativa del museo della storia del Gulag, della ong Memorial e altre organizzazioni. La targa è stata affissa alla casa dove il grande scrittore – lui stesso imprigionato per 17 anni nei campi di prigionia sovietici – abitò per un periodo della vita: «Salamov ha vissuto in questa casa dal 1934 al 1937, tra due arresti», vi si legge. Arrestato nel 1931 e condannato a 3 anni di prigione negli Urali, tornato a Mosca dopo la sua liberazione, Salamov fu riarrestato nel 1937, al culmine del Grande Terrore e condannato a 5 anni nei campi della Kolyma, nella Siberia orientale dove il termometro tocca i meno 50 gradi. Durante la detenzione fu arrestato una terza volta e condannato ad altri 10 anni per aver elogiato lo scrittore russo emigrato in Francia Ivan Bunin. I “Racconti della Kolyma”, che raccontano l’esistenza di stenti e morte dei suoi compagni detenuti, furono proibiti in epoca sovietica ma circolavano in forma clandestina. Si tratta del primo monumento allo scrittore nella capitale della Russia, dove la memoria delle repressioni è spesso stata rimossa dalla nomenklatura comunista.