La scissione del Pdl? Un’ipotesi da non considerare. Matteoli: «Bene Alfano e Schifani, tuteliamo l’unità»

29 Ott 2013 13:28 - di Redazione

È all’insegna dei richiami all’unità la giornata di oggi del Pdl. All’indomani delle dichiarazioni di Angelino Alfano sul fatto che la leadership di Silvio Berlusconi non è messa in dubbio, i pontieri lavorano per consolidare il partito. «Avendo sempre sostenuto e lavorato per l’unità del partito, registro con favore le dichiarazioni di Angelino Alfano e di Renato Schifani», ha detto Altero Matteoli, aggiungendo che «l’unità, attorno alla leadership di Silvio Berlusconi, è un valore da tutelare anche per evitare di fare un regalo alla sinistra». Proprio questo argomento era stato fra quelli utilizzati da Schifani che, alla Telefonata di Canale 5, ha parlato di una eventuale spaccatura del Pdl come di «un grandissimo vantaggio per Matteo Renzi, che si accinge ad essere incoronato l’8 dicembre». «Sono tantissimi quelli che la pensano come me: ci vogliono unità e compattezza intorno a Silvio Berlusconi», ha aggiunto il capogruppo al Senato, dicendosi però certo che «la scissione non si compirà». Di «frantumazione deleteria» ha parlato anche Mara Carfagna, che in un’intervista al Mattino ha chiarito che «il nostro partito darà pieno sostegno al governo, nella convinzione però che la stabilità non è di per sé un valore assoluto».

Ma il confronto interno è ancora aperto ed è Fabrizio Cicchitto a usare i toni più forti. «Fra l’altro ieri e ieri abbiamo contato più di venti dichiarazioni da parte di esponenti del Pdl-FI contro i ministri del Pdl. Queste dichiarazioni vengono dopo una riunione dell’Ufficio di presidenza che già ha aperto una ferita nell’anima e nel corpo del partito che nessuno può sottovalutare. C’era da aspettarsi almeno una pausa di riflessione», ha detto il deputato del Pdl, aggiungendo che «Alfano, per parte sua, l’ha fatta». «Al centro della discussione sono, allo stato, i seguenti temi: quale leadership, quali rapporti tra Berlusconi e Alfano, quale tipo di partito, quale linea politica con particolare riferimento al governo», ha concluso Cicchitto, facendo riferimento anche a eventuali documenti politici «da presentare e far circolare» a dicembre, nei giorni del Consiglio nazionale del partito.

Sullo sfondo, dunque, c’è anche il nodo del documento dell’ala a sostegno del governo. Alfano ieri ha smentito che esista un testo su cui raccogliere firme e quindi fare una conta, ma l’ipotesi resta argomento di dibattito. «Nel momento in cui si andrà al voto su un documento ci sarà l’unanimità perché il nostro leader ancora oggi non viene messo in discussione da nessuno», ha spiegato oggi, nel corso di Agorà su Rai Tre, il deputato Ignazio Abrigani. Per Maurizio Gasparri, poi, «un documento programmatico può essere legittimo, se invece vogliono fare un altro partito è un’altra cosa… ma credo che non lo faranno, sarebbe una scelta sbagliata e perdente». «Una rottura non farebbe bene proprio ad Alfano che avendo 43 anni, mentre Berlusconi ne ha 77, per una constatazione anagrafica ha tempo e una prospettiva più lunga dinnanzi a sé», ha proseguito il vicepresidente del Senato, per il quale «la sindrome di una rottura che potrebbe essere descritta come un tradimento, anche se non lo è, non c’è e poi nella storia politica non ha mai giovato: ci sono i licei e le statue dedicate a Giulio Cesare non a Bruto». Ma l’esponente del Pdl ha anche preso atto dell’esistenza di «un clima costruttivo», cui contribuiscono «le parole di Alfano, l’apprezzamento di Fitto per quanto ha detto il vicepresidente del Consiglio, l’atteggiamento di Schifani e di molti altri». L’invito al partito, dunque, è a «non autodistruggersi sugli organigrammi».

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