L’auto di Marino sparisce dalla sosta vietata, ma le figuracce restano tutte. Oggi l’ultima: la “buca” alla festa dei vigili
La macchina di Ignazio Marino non c’è più, al suo posto intorno alle 13 era comparsa una Smart. E dire che, come era stato denunciato dal Messaggero, nei giorni scorsi era stata lì, in sosta riservata ai senatori, anche di notte, «quando le auto degli altri senatori non ci sono». Potenza dei media, che hanno fatto recedere dall’abuso il sindaco della viabilità “amica” e sostenibile.
La figuraccia, però, resta ed è solo l’ultima della lunga serie che si è registrata in particolare sui temi della mobilità, primo punto del programma del sindaco. Una serie così plateale da far apparire la sosta vietata come un “peccatuccio”, una debolezza umana quasi risibile di fronte alla debolezza amministrativa. Ben più clamorose e preoccupanti, infatti, appaiono le “magre” che il primo cittadino continua a inanellare, per esempio, con i suoi atteggiamenti verso i vigili.
Per capirne la portata basta aver dato un’occhiata a Repubblica di questi giorni: perfino un giornale tradizionalmente amico delle amministrazioni capitoline di centrosinistra non ha potuto fare a meno di seguirle con articoli tra lo sconcerto e l’indignazione.
E oggi se n’è registrata un’altra: il primo cittadino ha dato “buca” alla festa per i 143 anni del Corpo.
«Il sindaco era impegnato per il bilancio e non è potuto esser qui», è stata la giustificazione offerta dall’Assessore ai Lavori Pubblici Paolo Masini. Ma il sospetto è che Marino abbia preferito evitare un confronto che sarebbe stato quanto meno imbarazzante.
Nei rapporti tra il sindaco e la “sua” polizia pesa, tra l’altro, il pasticcio fatto sulla nomina del nuovo comandante, che lascia la Municipale di Roma senza una guida. Ieri il colonnello dei Carabinieri, Oreste Liporace, pubblicamente indicato da Marino per quell’incarico, ha fatto un passo indietro. Il suo gesto ha rimosso gli ostacoli formali alla designazione di un nuovo nome, ma non ha potuto cancellare gli errori macroscopici commessi dall’ufficio del sindaco: la nomina infatti era arrivata nonostante l’ufficiale non avesse i titoli richiesti dal bando della stessa amministrazione capitolina e per questo non è stato possibile formalizzarla.
«Eravamo pronti con i fischietti per contestarlo», hanno confessato alcuni agenti presenti alla cerimonia, che si è svolta sotto tono: senza comandante, senza primo cittadino e, soprattutto, in uno stato di totale incertezza rispetto al futuro. «Quello che è successo è sotto gli occhi di tutti», è stato il commento laconico dell’ex comandante, Carlo Buttarelli, che proprio da Marino fu rimosso per motivi che per i più restano ancora da chiarire.