L’avanzata di Marine Le Pen ottiene il primo risultato: i socialisti si sentono già all’inferno
Socialisti sempre più malridotti in Francia, irriconoscibili dopo appena 16 mesi di guida del paese: mentre il Fronte nazionale di Marine Le Pen non sbaglia un colpo, relegando di fatto il Partito socialista di governo al terzo posto in tutte le elezioni parziali e nei sondaggi, in casa socialista ogni iniziativa diventa un boomerang. In allerta rossa, la gauche reagisce in modo scomposto: dal Sudafrica, dove è in visita di stato, il presidente François Hollande dichiara che «ottenere risultati è obbligatorio» se si vuole contrastare la crescita del Fronte. Non la pensa affatto così Claude Bartolone, una personalità nel partito e presidente dell’Assemblea nazionale, secondo il quale raddrizzare gli indicatori economici e sociali non basterà per allontanare gli elettori dal Fronte nazionale: «Se siamo qui soltanto per dire che miglioreremo la situazione economica e ci fermiamo là, non basta – ha detto la quarta carica dello Stato – c’è bisogno di risultati economici, sociali e ambientali, ma c’è sempre bisogno rafforzare la regola che consente di vivere insieme». Inatteso l’allarme lanciato invece dal premier Jean-Marc Ayrault, quello di una possibile futura alleanza della destra Ump con il Fn: «Lo dico _ ha aggiunto – a coloro che dubitano della nostra politica». Ma a dubitare, sembrano essere gli stessi socialisti. L’ultimo esempio: a Marsiglia, non lontano da Brignoles dove si stava consumando il trionfo del candidato di Marine Le Pen alle elezioni locali, primo atto delle primarie cittadine del Partito socialista in vista delle comunali di primavera. Il governo sponsorizza Marie-Arlette Carlotti, ministro con delega ai portatori di handicap, e i sondaggi confermano la bontà della scelta. Alle urne, invece, gli elettori della gauche puniscono la Carlotti, relegandola addirittura al terzo posto. Vince una senatrice scomoda, Samia Ghali, detta la Segolene Royal di Marsiglia, davanti a un altro deputato, Patrick Mennucci. La rappresentante del governo, furiosa, non parteciperà quindi neppure al ballottaggio ed ha pensato bene di accusare la rivale vincitrice di «clientelismo a pieno regime» per aver organizzato «decine di minibus che hanno solcato la città, scambi in denaro, intimidazioni». Insomma, per la ministra sconfitta, la sua rivale ha fatto ricorso nientemeno che a un’«organizzazione paramilitare» pur di vincere. «Illegale? – ha risposto la Ghali – ho organizzato dei minibus e la condivisione di auto private per far fronte al cattivo funzionamento dei trasporti pubblici. E i costi saranno a carico della mia campagna». Piuttosto, ha sibilato, perché la Carlotti non si dimette da ministro? «Marie-Arlette Carlotti – ha subito replicato Ayrault – ha tutta la mia fiducia, è confermata ministro e resta con noi». Qualche ora dopo, per rimanere in tema, è arrivato ancora un istituto demoscopico con l’ennesimo sondaggio nel quale Hollande batte ogni record di impopolarità, con meno di un francese su 4 (il 24%) che si dichiara soddisfatto di lui.