Lavori in corso nel centrodestra: dare slancio alla politica e al bipolarismo
I lavori in corso nel centrodestra e la strada senza uscita battuta da Monti, costretto dal vicolo cieco politico in cui si era infilato a una repentina inversione a U e all’abbandono del percorso parlamentare intrapreso con Scelta Civica. «Monti dovrebbe prendere atto del fallimento della sua opera politica appoggiata da una serie sterminata di ambienti di potere editoriali, economici, religiosi, sindacali, internazionali e chi più ne ha più ne metta», hanno dichiarato a compendio delle dimissioni dell’ex premier tecnocrate in una nota congiunta i senatori del Pdl Maurizio Gasparri, Altero Matteoli e Paolo Romani. «Non ebbe voti – proseguono i tre – e ora gli esplode in mano una costruzione artificiosa. Almeno gente come Montezemolo se ne accorse in tempo e rimase a casa. Che poi Monti continui a emettere giudizi sul Pdl e sul suo disagio nei nostri confronti è risibile». Soprattutto considerato che – proseguono nella nota i senatori Pdl – «il suo disegno l’hanno sconfessato prima gli elettori non votandolo, poi gli stessi membri della sua aggregazione»: un amaro consuntivo politico che Gasparri, Matteoli e Romani concludono con l’invito rivolto al Professore a «non dare ordini in casa nostra su chi deve fare cosa. Dobbiamo costruire un grande centrodestra italiano nel quadro del bipolarismo. Siamo quindi d’accordo con quanto detto da Alfano ricordando oggi Martens. E siamo certi che tornando alla sostanza del dibattito politico e respingendo ingerenze esterne di poteri spompati e perdenti, sapremo ritrovare con Berlusconi l’unità del nostro partito. Bipolarismo, centrodestra, unità partitica, difesa nel governo e nella maggioranza delle nostre priorità programmatiche sono i nostri obiettivi – chiosano infine i tre senatori –: gli organigrammi sono il problema minore. E proprio l’evidente fallimento dell’ennesimo terzo polo centrista ci dà largamente ragione». Una road-map, quella tracciata dai tre senatori del Pdl, che interseca programmaticamente i suoi percorsi parlamentari e intreccia le destinazioni politiche anche con le mete fissate da Fratelli d’Italia, mete – queste ultime – che potrebbero estendere, almeno propositivamente e in parte, i propri orizzonti anche ai centristi di Udc e di Scelta Civica. «Dare un contributo al centrodestra sul programma di governo e soprattutto tornare all’abitudine di confrontarsi nei partiti e tra i partiti sulle misure concrete da adottare»: sono queste, infatti, le coordinate di riferimento ribadite da Giorgia Meloni, leader di Fdi commentando con i giornalisti la chiusura della due giorni organizzata dall’associazione Officina per l’Italia, molto vicina al partito. Ieri la giornata è stata dedicata al confronto sui temi politici; oggi si sono invece riunite sei commissioni che hanno fatto i necessari approfondimenti tematici. «Si tratta di documenti – ha quindi spiegato la Meloni – che verranno offerti a tutti gli interlocutori politici per un confronto aperto, compresi i centristi di Udc e Scelta Civica. Non abbiamo nessuna preclusione nei loro confronti se vorranno allearsi con il centrodestra, ma è evidente che ci deve essere anche una chiara adesione ai nostri valori». Un laboratorio di idee e proposte politiche, dunque, in cui ferve l’attività programmatica e di cui si è detto molto soddisfatto anche Ignazio La Russa, secondo il quale «erano anni che nel centrodestra non si faceva un lavoro così metodico e approfondito». E allora, tra i prossimi appuntamenti in agenda, l’ex ministro della Difesa annuncia per giovedì 31 una nuova riunione dell’Officina, nella quale verrà presentato un documento conclusivo dopo le necessarie limature. La Russa ha sottolineato, inoltre, che prima di quell’appuntamento ci saranno incontri con tutte le forze politiche amiche non presenti in Parlamento: La Destra di Storace, Fli e Pli solo per fare qualche esempio. «Un’attenzione particolare – ha quindi concluso l’esponente di Fdi – viene data al documento al ruolo dell’Europa e ai rapporti con l’Italia. Noi siamo nati come europeisti, ma non condividiamo la retorica della finanza e del rigore a tutti i costi. Non siamo euro-scettici ma euro-critici». Un’angolazione, questa, che allontana decisamente dall’inquadratura politica fissata da Monti prima, durante e dopo la controversa esperienza del governo tecnico…