Le “vacanze romane” di Marino: Consiglio paralizzato, maggioranza litigiosa, una città allo sbando
Giunte convocate e sconvocate per turbolenze interne alla maggioranza (leggi guerra sulle nomine delle aziende partecipate dal Comune), l’assemblea dell’Aula Giulio Cesare disoccupata da settimane, delibere che arrivano con il contagocce, Roma paralizzata dalle sperimentazioni avveniristiche del sindaco “straniero”. Ignazio Marino mangerà il panettone? Dopo soli tre mesi la strada del sindaco ciclista è tutta in salita, tallonato non solo dall’opposizione di centrodestra che denuncia il letargo della Giunta ma dai partiti della sua maggioranza. L’ultimo rospo che il centrosinistra non ha ingoiato è quello delle nomine per i nuovi incarichi dirigenziali in Campidoglio, la delibera già pronta sulla nuova macrostruttura (che deve essere licenziata entro il 31 ottobre) è stata bloccata dalla maggioranza che minaccia di far saltare il tavolo. Motivazione ufficiale l’assenza del sindaco impegnato a Firenze con l’Anci. Il pressing ha costretto il distratto Marino a convocare per oggi pomeriggio a Palazzo Senatorio un vertice con i capigruppo della maggioranza e il presidente dell’assemblea capitolina, Mirko Coratti. Il chiarimento si annuncia bollente perché lo schema di escludere dalle nomine ex sindaci, consiglieri e deputati non va giù a un pezzo importante della maggioranza capitolina. Il consiglio, invece, tornerà a riunirsi martedì dopo tre settimane di riposo forzato per assenza di delibere da discutere.
Inesperto di amministrazione, circondato da uno staff troppo naif e da assessori alle prime armi, il chirurgo prestato alla guida della capitale rischia di restare schiacciato dalla sua stessa maggioranza. I primi cento giorni di governo non brillano per attivismo: dalla prima riunione di giunta a oggi sono state approvate 80 delibere (contro le 165 della giunta Alemanno), di cui 52 riguardano assunzione di personale e le rimanenti non affrontano certo i nodi cruciali della città, fra quelle approvate nell’ultimo mese e mezzo cinque riguardano l’accettazioni di donazioni da parte di terzi a strutture collegate all’amministrazione. Altre, come la delibera per restituire a Equitalia il monopolio della riscossione delle imposte, sono un bandiera ideologica da sventolare per marcare la discontinuità con l’amministrazione precedente. Il Pdl, stanco di aspettare che il sindaco si svegli, ha alzato il tiro. «L’ultimo consiglio si è riunito per celebrare i settant’anni della deportazione degli ebrei dal ghetto, poi più nulla, siamo senza lavoro», hanno protestano ieri consiglieri di opposizione sotto lo sguardo severo della statua di Marc’Aurelio, accompagnati dalla sagoma di cartone del sindaco. «Ogni seduta costa settemila euro non posso mica convocarne una per la delibera della signora Proietti…», risponde imbarazzato Coratti. Marino si difende come può, tace dei problemi in casa e manda a dire all’opposizione che non si governa solo con le delibere. «Comunque le stiamo scrivendo…». Ma finora non c’è traccia di provvedimenti su lavori pubblici, urbanistica, scuole, casa, capisaldi del programma elettorale. Serve la copertura economica, spiega il sindaco che rimbalza la palla alle ragioneria e non vede l’ora di ripartire per la prossima trasferta fuori dal Raccordo Anulare.