Napolitano replica alle «ridicole panzane» del Fatto: «Solo loro possono credere a un patto con Berlusconi»

22 Ott 2013 16:23 - di Redattore 89

«Ridicole panzane», che «solo il Fatto Quotidiano» può prendere per buone. Il Quirinale replica con una nota molto dura alle illazioni su un «patto tradito» tra Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi apparse sul giornale di Antonio Padellaro e Marco Travaglio. Secondo la ricostruzione del Fatto, affidata a un articolo intitolato «Il patto con re Giorgio? Silvio graziato a prescindere», al centro dell’accordo saltato vi sarebbe stata la concessione della grazia «motu proprio» per la condanna Mediaset.

La notizia è stata costruita a partire dalle dichiarazioni che domenica Daniela Santanché ha reso all’Arena di Massimo Giletti, su Rai Uno. «Napolitano ha tradito. È venuto meno ai patti col Pdl. La tanta sbandierata pacificazione non c’è mai stata», ha detto l’esponente del Pdl, aggiungendo che il presidente della Repubblica è stato rieletto «solo perché l’ha proposto Berlusconi». Per il Fatto quotidiano queste parole sarebbero la prova dell’esistenza di un accordo sottobanco per quella grazia concessa senza richiesta o – e questi sarebbero stati i veri desiderata di Berlusconi – per «una sorta di perdono generale per il suo ruolo di leader in questo ventennio», si legge nell’articolo, che indica questa frase come una «versione accreditata dal Quirinale». Ma la versione che il Quirinale rivendica è tutt’altra e la si legge ancora nella nota di replica di oggi: «La posizione del Presidente in materia di provvedimenti di clemenza è stata a suo tempo espressa con la massima chiarezza e precisione nella dichiarazione del 13 agosto scorso».

In quella dichiarazione, con tanto di riferimenti alla Costituzione e al Codice di procedura penale, Napolitano chiariva tra l’altro che «il Capo dello Stato non può prescindere da specifiche norme di legge, né dalla giurisprudenza e dalle consuetudini costituzionali nonché dalla prassi seguita in precedenza. E negli ultimi anni, nel considerare, accogliere o lasciar cadere sollecitazioni per provvedimenti di grazia, si è sempre ritenuta essenziale la presentazione di una domanda».

 

 

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