Nessuno capisce che cosa accadrà nel Pdl. L’unanimità di facciata non nasconde i dissensi che si dilatano

1 Ott 2013 9:50 - di Gennaro Malgieri

Chi ci ha capito qualcosa, alzi la mano per favore. Silvio Berlusconi ha aperto e chiuso l’assemblea del parlamentari del Pdl, non ammettendo nessun dibattito, negando la parola a chicchessia, impedendo perfino ad autorevoli esponenti come Fabrizio Cicchitto di dire la loro. Qualcuno la chiamerà “democrazia carismatica”, ma, si converrà, che è poco convincente non soltanto come definizione, ma anche concettualmente. E’ francamente bizzarro, infatti,  che si apra una crisi di governo e di fatto, sia pure silenziosamente, si certifichi la spaccatura di un partito con relative devastanti conseguenze, mentre alla classe parlamentare viene vietato di intervenire. Non sappiamo che politica è questa. La politica del silenzio, con ogni probabilità. Poi, però, non ci si deve meravigliare se ciò che poteva e doveva essere detto nel chiuso di una stanza viene spiattellato ai giornali e così ministri (o ex?) e parlamentari si esibiscono nelle loro performaces dialettiche che contribuiscono non soltanto ad avvelenare ulteriormente il clima, ma anche a confondere le acque, al punto da innescare interrogativi che tengono in apprensione tutti, ma in particolare chi si riconosce nel centrodestra.

Eccone qualcuno.

1. In una settimana davvero si può fare tutto ciò che chiede Berlusconi, che neppure un governo dotato di superpoteri potrebbe fare, e poi andare immediatamente alle elezioni, nella infondata certezza che Napolitano non le concederà, se non altro per i giudizio pendente della Consulta sulla costituzionalità del Porcellum?

2. Il Pdl-Forza Italia è realmente unito come ha detto il Cavaliere o non è disunito come lasciano intendere ministri, deputati e senatori con le loro dichiarazioni?

3. E’ vero o non è vero che Alfano si sta prodigando per far nascere all’interno del Pdl un altro partito, o quantomeno un gruppo che raccolga l’ala filogovernativa in modo da dare a Letta la possibilità di proseguire nella sua azione di governo? In tal caso quanti saranno i parlamentari che lo seguiranno?

4. Se comunque un governo lo si dovesse mettere in piedi qualora l’attuale venisse sfiduciato in Parlamento, il Pdl non ottenendo le elezioni anticipate che cosa farebbe?

5. E’ stato posto all’attenzione il problema che dalla dissoluzione del centrodestra si aprirebbero spazi enormi che qualcuno inevitabilmente colmerebbe?

6. Dai giornali apprendiamo che i mugugni dei ministri dimissionari-dissidenti non si sono placati: come e quando chiariranno una volta per tutte le loro posizioni? O stanno con Berlusconi che ha dichiarato la fine delle larghe intese o stanno con Letta che vorrebbe proseguire (unitamente al capo dello Stato) la sua esperienza almeno fino al 2015. Ne sapremo qualcosa prima di domani?

7. Quagliariello ha detto: “Se comanda la Santanché me ne vado”. Come e quando verrà sciolto questo “cruciale” aspetto di una vicenda che per quanto drammatica  rischia di scivolare in una irresistibile pochade?

A questi molti altri interrogativi si potrebbero aggiungere. Resta, al momento, un’incertezza di fondo: il Pdl staccherà o no la spina al governo domano dopo le dichiarazioni di Letta? E se lo farà, si è proprio certi che tutto si comporteranno come Berlusconi ha chiesto? Inutile fare congetture al momento. L’unica cosa certa ed incontestabile è che il Pdl è in uno stato di confusione totale che neppure la manifestazione di solidarietà al Cavaliere, prevista per il 4 ottobre, riuscirà a stemperare.

Prepariamoci intanto a vivere un’altra giornata di dolorosa attesa. Del doman non v’è certezza.

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