Non si placa la protesta dei vigili contro la nomina del nuovo comandante: Marino ci ha offeso
«Il comandante deve essere scelto tra le professionalità presenti nel Corpo e non da altre parti. Per questo faremo ricorso al Tar. Ora lo stiamo preparando e lo presenteremo nel più breve tempo possibile». Ad annunciarlo il segretario dell’Ospol, Stefano Lulli, dopo lo sciopero dei vigili urbani che per l’intera giornata di giovedì ha paralizzato la circolazione automobilistica nella Capitale. «Già quando il sindaco Marino fece l’avviso pubblico per la ricerca del nuovo comandante – ha spiegato Lulli – noi come Ospol facemmo una diffida nei suoi confronti a procedere in tale senso. Per noi il sindaco viola la legge». Ma la protesta dei vigili non si ferma qui. Oltre al ricorso al Tar (e pure alla Corte dei Conti) il Primo Gruppo entrerà in stato di agitazione da lunedì prossimo: Fori e centro storico resteranno dunque senza vigili per almeno una settimana. Per i caschi bianchi che non hanno garantito la copertura in città, nonostante l’assemblea regolarmente autorizzato, potrebbe scattare la precettazione: il presidente della Commissione di garanzia sciopero, Roberto Alesse, è in contatto col prefetto Giuseppe Pecoraro per verificare ci siano i presupposti per un richiamo formale. Come si è detto, al centro della protesta è l’arrivo di un “esterno” al Corpo (Oreste Liporace, infatti, è un colonello dell’Arma dei Carabinieri). E non sono bastati né i gradi né le tre lauree del neocomandante per calmare gli animi irrequieti. «Marino ci ha offeso» – si sono lamentati in tanti facendo riferimento alle parole del sindaco di Roma che si è detto fiducioso che Liporace possa “restituire l’orgoglio” al Corpo – vivendo la scelta del sindaco come se fosse «un vero e proprio commissariamento». «Si sentono offesi – ha spiegato Lulli – con la dignità calpestata da quanto ha detto il sindaco. Si sentono in stato di abbandono».
Ma un altro fronte di polemica ha investito il Campidoglio, ed è quello del bilancio delle casse comunali che mal si concilia con la richiesta di soldi al governo, da un lato, e le spese eccessive per il personale, dall’altro lato. «Da parte del Pdl massimo impegno e disponibilità a garantire risorse per la Capitale. Nessuno può tirarsi indietro», ha precisato il deputato e coordinatore del Pdl Lazio, Vincenzo Piso, lasciando la riunione “bipartisan” in Campidoglio fra il primo cittadino e i parlamentari eletti nella Capitale. «È fondamentale utilizzare tutti gli strumenti disponibili – ha aggiunto l’ex sindaco Gianni Alemanno – per dare respiro al Comune. Ed è giusto che siano stati coinvolti i parlamentari perché, se Roma andasse in default, sarebbe un colpo durissimo all’immagine del Paese che avrebbe anche ripercussioni sulla credibilità economica dell’Italia». Ma, sempre nel centrodestra, c’è pure chi accusa Marino di ipocrisia: «Chiede soldi al governo per il bilancio capitolino – ha affermato il capogruppo del Pdl alla Pisana, Luca Gramazio – ma poi sperpera milioni di euro per gli staff. È una vergogna. In un momento di spending review e di contenimento delle spese, Marino prima di chiedere soldi a governo e romani dovrebbe tagliare drasticamente queste spese. Ne va della credibilità del ruolo che ricopre».