«O paghi col bancomat o muori»: la sinistra torna a “servire” gli amici banchieri
A provarci per primo era stato Prodi, ma fu costretto a battere in ritirata. Poi l’idea è stata riproposta – e in parte attuata – dai ministri montiani, vecchi e cari amici delle banche, che volevano bruciare sul rogo le monete e far passare tutto attraverso i conti correnti, offendo in dono a tutti una bella vita da bancomat. Ma i professoroni capirono che era meglio indietreggiare e mitigare le pretese, anche perché le trappole erano state scoperte, compresa quella di pagare un sovrappiù sui conti correnti. Il tutto però è stato sempre accompagnato da un trucco mediatico, costruito con l’appoggio della stampa “amica”: se si eliminano monete e carte da venti o cinquanta euro è più facile stanare gli evasori fiscali. E poco importa, di fronte a cotanto risultato, i problemi cui possono andare incontro i pensionati e i meno abbienti. In sostanza, una questione d’interesse quasi esclusivo delle banche veniva fatta passare per un nobile obiettivo grazie alla bandiera della lotta ai grandi evasori, una bandiera che viene sventolata per su qualsiasi tema, a mo’ di scusa valida per ogni stagione. Ora ci si mette anche l’attuale ministro dell’Economia: «Certamente le misure che rafforzano la tracciabilità sono importanti. È anche necessario prevedere una riduzione del ruolo del contante nei pagamenti – ha detto Fabrizio Saccomanni, in audizione al Senato – È un punto su cui l’Italia è ancora indietro e noi vogliamo intervenire». Immediata la risposta – tramite tweet – di Angelino Alfano: «Il collega Saccomanni ritiene di intervenire per ridurre l’uso del contante. Noi la pensiamo all’opposto di lui. Occorre aumentare l’uso del contante e contrastare l’evasione consentendo di conservare scontrini e fatture e scaricare tutte le tasse. In America funziona e funzionerebbe anche qui». Bisogna solo avere il coraggio di farlo ma la sinistra fa orecchie da mercante. Anzi, da banchiere.