A Berlusconi non rimane che Renzi per far cadere il governo. Una vendetta trasversale tutt’altro che fantasiosa

26 Nov 2013 9:03 - di Gennaro Malgieri

Il governo avrà pure trovato l’accordo sulla Legge di Stabilità (anche se in questi casi nulla è mai certo fino al voto finale) e con sollievo si appresta ad assistere all’espulsione di Berlusconi dal Senato. Una vicenda che segnerà drammaticamente la legislatura, questa. E non ne uscirà bene la  democrazia italiana che per la prima volta  vede estromesso un  leader politico in un modo assolutamente inedito in qualsiasi democrazia occidentale. E tutto per una legge sbagliata alla quale carnefici e vittime hanno lavorato insieme senza immaginare le conseguenze.

Ma a Berlusconi resta comunque l’ultima carta: Renzi. Sembrerà strano, ma il leader di Forza Italia riporrà tutte le sue speranze nel  sindaco di Firenze affinché consumi il “governicidio” che lui, con i numeri che adesso si ritrova, non riuscirà a portare a termine come aveva programmato.

Del resto, Renzi non le ha mandate a dire nelle ultime settimane. Avvicinandosi il D-Day della sua elezione alla segreteria del Pd ha incalzato Letta fino a minacciarlo: dal 9 dicembre o si cambia registro o l’esecutivo va a casa. Questo novello Cola di Rienzo, non ha il senso della misura. Crede che vincendo la lotteria del Nazareno potrà permettersi di fare quello che vuole, senza considerare che non avrà dalla sua il cento per cento del partito e che, dunque, la linea politica dovrà scaturire da un inevitabile confronto con tutte le anime del Pd.

Tuttavia qualche problema, e qualcosa di più, a Letta lo creerà in attesa dell’incidente che potrebbe sbalzarlo fuori da Palazzo Chigi. Per dire: se il “caso Cancellieri” lo avesse gestito Renzi, le cose sarebbero andate in maniera diversa. Del resto è un vizio antico della sinistra quello di far cadere i governi presieduti dai propri esponenti, non si capisce perché questa volta dovrebbe fare un’eccezione.

Ecco, dunque, che il Cavaliere lavorerà instancabilmente per offrire a Renzi gli appoggi necessari a far fuori l’esecutivo che lo ha “tradito”, insieme con Napolitano dal quale si attendeva, chissà perché poi, ciò che non era assolutamente lecito attendersi.

Domani, dunque, mentre il governo otterrà – almeno stando alle notizie che si hanno al momento – la fiducia sulla Legge di Stabilità, con il voto contrario (o l’astensione che al Senato è la stessa cosa) di Forza Italia, Berlusconi verrà dichiarato decaduto. Comunque si legga la vicenda, sarà un dramma istituzionale, politico ed anche civile. Un precedente spaventoso per una democrazia che inevitabilmente si scoprirà più fragile. E Letta avrà poco di cui gioire: immediatamente si aprirà la partita della sua permanenza a Palazzo Chigi. Comincerà, come tanti suoi predecessori, a fare i conti con il pallottoliere. E a contare sarà Renzi, non Berlusconi.

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