Albertazzi in scena al Ghione con le lezioni americane che Calvino non riuscì mai a tenere
Se avesse fatto davvero lo scrittore, com’era nel suo sogno di fanciullo, forse la letteratura ne avrebbe guadagnato, di certo ne avrebbe perso il teatro. Giorgio Albertazzi, a novant’anni tondi tondi, calca ancora con vigoria le scene, guarda caso nei panni di uno scrittore, per portare in teatro le “Lezioni americane” di Italo Calvino. Sul palco del Teatro Ghione di Roma, fino al 17 novembre una replica di un grande successo. Cinque confereze scritte nel 1985 che avrebbe dovuto leggere alla Harvard University. «Vorrei dedicare le mie conferenze a certi valori, a certe qualità, o certe specificità della letteratura che mi sono particolarmente care, cercando di inserirle nella prospettiva del prossimo millennio», annunciava Calvino nella sua introduzione. «La Leggerezza, la Rapidità, L’Esattezza, la Visibilità, la Molteplicità; cinque valori da approfondire da un punto di vista letterario certo, ma anche come elementi del nostro vivere quotidiano». Calvino sarebbe stato il primo italiano a tenere quelle conferenze, preceduto negli anni dalle più grandi personalità della letteratura mondiale. da T.S.Eliot a Borges. Lezioni che non avrebbe mai tenuto, perché Calvino morì qualche mese prima della partenza per l’America. Alcuni anni dopo, sua moglie, Ester Calvino, le fece pubblicare sotto il titolo di Lezioni americane. All’alba del nuovo millennio queste conferenze, con un enorme ed imprevisto successo, presero una forma teatrale grazie all’interpretazione di uno dei più grandi attori italiani. Sul palco, Albertazzi, nei panni di Calvino rende idealmente giustizia all’autore scomparso nel 1985. Oggi lo spettacolo ritorna sui palcoscenici per una galoppata epica nella letteratura, e Giorgio Albertazzi è il conferenziere che attraverso le parole di Calvino guida gli spettatori in questo viaggio vertiginoso, alla ricerca della leggerezza.