Alfano gela Saccomanni: l’Imu non si pagherà. In casa Pdl i “governativi” sono al lavoro per ricucire
«La seconda rata Imu non si pagherà. È un impegno assunto con il Parlamento che sarà mantenuto, che dovrà essere mantenuto». Il giorno dopo il faccia a faccia con Berlusconi e il vertice notturno con i governativi che ha mandato su tutte le furie i lealisti tenuti fuori dalla porta, Angelino Alfano gioca la carta del pressing al governo, a partire dalle nuove dichiarazioni del ministro Saccomanni sul capitolo casa. Fedeltà alle larghe intese, insomma, ma non a qualsiasi prezzo. Le parole del segretario del Pdl sembrano replicare a distanza al duro affondo di Raffaele Fitto che ieri sera, appresa la notizia della riunione degli alfaniani, li aveva invitati a non tirare la corda. «Se si usano cariche istituzionali per dividere il partito, e insieme per lasciare che il Pd faccia il lavoro sporco contro Berlusconi sarebbe un fatto gravissimo, che non potrebbe restare privo di conseguenze politiche». E oggi non si accontenta della promessa di Angelino sull’Imu: «Visto che la scadenza si avvicina e l’incertezza dei cittadini è grave, non bastano più parole e promesse. Del resto parole e promesse sono venute già il 28 agosto scorso dal Presidente del Consiglio Letta».
In casa Pdl, insomma, la coperta è ancora troppo corta anche se il mantra dell’unità del partito sembra aver conquistato, almeno nelle dichiarazioni, anche i più scettici. Ma quanto durerà la mano tesa tra Berlusconi e Alfano che, dandogli rigorosamente del “lei”, ha confermato la lealtà al Cavaliere ottenendo garanzie sulla tenuta del governo Letta? Difficile dirlo anche perché la data del voto sulla decadenza, previsto per il 27 novembre, è tornata a terremotare il partito e gli appelli di Berlusconi all’unità e ad abbassare i toni si scontrano con il ping pong di dichiarazioni e messaggi cifrati. «A breve faremo conoscere il documento degli innovatori del Pdl con le nostre posizioni sul partito, il governo, il futuro. E lo diffonderemo», scrive su Twitter Roberto Formigoni, il regista della raccolta di firme a sostegno di Letta nel giorno della fiducia che costrinse il Cavaliere al passo indietro. «All’incontro di ieri sera con Angelino Alfano – racconta l’ex governatore – c’erano trenta senatori e alcuni deputati che lavorano per un Pdl di governo a struttura democratica». Qui riuniti ci sono deputati e senatori berlusconiani «che rivendicano il merito il 2 ottobre di avere orientato il partito verso la scelta giusta», lo aveva anticipato Alfano smentendo i retroscena secessionisti e riassumendo le due questioni “irrinunciabili”: la tenuta del governo «per il bene del Paese» e la tutela di quelle persone che hanno detto in un momento difficile la propria idea «attraverso meccanismi che evitino liste di proscrizione». L’obiettivo del testo annunciato da Formigoni è quello di evitare la conta interna: il documento che avrebbe come premessa l’unità del Pdl dovrebbe essere portato al Consiglio nazionale dell’8 dicembre con l’intento di farlo firmare anche ai lealisti. Tra le proposte, già circolate nei giorni scorsi, la modifica dello statuto e la creazione di due coordinatori a rappresentare le due anime del movimento.
Ma la giornata è appena iniziata: non si conosce il parere di Berlusconi che a pranzo incontrerà Fitto, il fedelissimo Verdini, Matteoli e Gasparri infaticabili “pontieri” tra le due sponde. Presente anche Sandro Bondi che torna ad attaccare “i traditori” e ipotizza un’uscita di scena dal Pdl: «Se la prospettiva è quella di accettare supinamente la decadenza di Berlusconi, oltre al fatto di dover votare a qualunque costo una legge di stabilità che contribuirà a peggiorare la crisi, personalmente dopo tanti anni di onesto impegno non potrò approvare e riconoscermi in queste scelte».