Alfano sancisce la scissione del Pdl: «Non entriamo in Forza Italia, aiuteremo Berlusconi stando al governo»
«Mi trovo qui per compiere una scelta che non avrei mai pensato di compiere. Non aderire a Forza Italia». Con queste parole Angelino Alfano ha di fatto ufficializzato la scissione del Pdl, nel corso della riunione dei cosiddetti “governativi”, annunciando la nascita di gruppi autonomi che si chiameranno “Nuovo centrodestra”. Parole che sono arrivate a poche ore dall’appello di Berlusconi – «Discutiamo, ma poi ognuno decida se entrare in Forza Italia o andare via» – e alla vigilia del consiglio nazionale previsto per domani, al quale, probabilmente, gli “alfaniani” non parteciperanno. Una decisione per certi aspetti drammatica che Alfano ha così motivato ai suoi: «Questa mia scelta nasce dal fatto che queste settimane mi hanno dato la riprova di quanto abbiano prevalso le forze più estreme all’interno del nostro movimento politico. Ma sento fortissimo il bisogno di ribadire che in questi 20 anni non abbiamo sbagliato speranze, ideali e persona. Siamo amici del presidente Berlusconi a cui ribadiamo amicizia e sostegno. Lo sosterremo all’interno del governo a iniziare da una giustizia più giusta e dall’abbassamento delle tasse». Poi un appello all’unità dei suoi: «Saremo attaccati, ma non avremo paura, combatteremo per affermare le nostre idee. Questa sera abbiamo un grande alleato: la nostra buona coscienza, la buona coscienza di chi le ha provate tutte prima di arrivare a questa decisione». In serata è arrivato anche l’annuncio di Renato Schifani: «Dopo aver preso atto della costituzione del nuovo gruppo al Senato, nato da una costola del Pdl, ritengo doveroso rassegnare le mie dimissioni da presidente del gruppo del Popolo della Libertà a Palazzo Madama». Ma su quanti parlamentari potranno contare i nuovi gruppi di Alfano? Secondo fonti trapelate dalla riunione dei “governativi”, su trenta senatori e 26 deputati, che avrebbero già aderito al momento ai nuovi gruppi parlamentari nati per scissione dal Pdl. Per giorni i “governativi” avevano chiesto a gran voce lo spazio per un dibattito e alla vigilia il Cavaliere aveva fattto sapere che non è un problema: «Domani – scrive in una nota – sarà l’occasione per confrontarci e discutere. Come in ogni famiglia», era stato il messaggio di Berlusconi, con l’aut aut finale, però: dopo il dibattito, dentro o fuori. Ma dopo il fallimento dell’ultima mediazione serale, quella che poteva portare alla stesura di un documento unitario nel quale non si collegava la decadenza del Cavaliere a una sfiducia al governo, Alfano ha riunito i suoi e ha tirato le somme. Alla luce dei fatti, il Consiglio nazionale del Pdl di domani, nel quale nascerà Forza Italia, sarà un festa, amara, ma almeno segnata dalla chiarezza.