Concordia, la testimonianza choc del vicecomandante: «Credevo che Schettino si volesse suicidare»
«Il comandante Schettino volle rimanere da solo sullo scoglio. Era lì solo. Pensavo che si potesse suicidare». La testimonianza choc è del comandante in seconda Dimitrios Christidis, che raggiunse Schettino sullo scoglio dopo che era arrivato a terra con una zattera di salvataggio con una quarantina di naufraghi. «A una certa distanza – ha raccontato il testimone in aula, durante il processo sul naufragio della Concordia, in svolgimento a Grosseto – c’era il comandante Schettino. Era al telefono e guardava la nave. Mi sono avvicinato a lui e gli ho parlato. Gli ho detto di portare via i passeggeri perché non stessero all’addiaccio, era freddo. Ma Schettino mi rispose: “Io devo stare qua per organizzare il soccorso”. E allora – continua il teste – io gli dissi: “Qua non possiamo organizzare niente, siamo su uno scoglio”». In realtà, ha raccontato ancora il comandante in seconda Christidis “lui voleva rimanere lì da solo sullo scoglio. E allora pensai che si potesse suicidare. Rimanemmo su quello scoglio per una mezz’ora circa”. Ma oggi è stata anche la volta dell’avvocato difensore di Schettino, che ha ricostruito le prime fasi del naufragio: «Dopo 45 minuti dall’impatto la situazione ancora non era chiara. La gente deve capire con chi ha a che fare. Schettino è una brava persona», ha detto il legale, Patrizio Le Piane, del pool difensivo del comandante, unico imputato al processo sul naufragio della Costa Concordia. Secondo l’avvocato, ”di fatto in plancia dopo 45 minuti non si sapeva quanti compartimenti fossero allagati”. «L’accusa – ha detto Donato Laino, altro legale del pool – ha parlato di criminale ritardo per nove volte. E invece è stato dimostrato che c’era una confusione pazzesca». Anche stamani Francesco Schettino assiste in aula, al Teatro Moderno di Grosseto, al processo: è la dodicesima udienza e finora non è mai stato assente.