Cuba, nuovo giro di vite del regime comunista: nel solo mese di ottobre arrestati più di 900 oppositori
Il regime castrista di Cuba continua a godere del favore dell’opinione pubblica progressista e antiamericana: per molti nostalgici del “socialismo reale” continua a rappresentare un “baluardo” nella “lotta all’imperialismo”. Guai a ricordare che si tratta di un regime comunista e totalitario, come ha dimostrato la tragicomica esibizione di Gianni Vattimo, qualche mese fa, al Parlamento europeo. Il filosofo eurodeputato uscì dall’aula gridando “viva Castro, viva Fidel” solo perché l’Assemblea di Strasburgo stava rendendo omaggio al dissidente cubano Guillermo Farinas. Vattimo e i suoi compagni farebbero bene a leggere le ultime notizie che arrivano dalla patria del “socialismo caraibico”: durante lo scorso mese di ottobre le autorità cubane hanno arrestato 909 persone per motivi politici, il che costituisce una delle cifre più alte del 2013. Lo riferisce la Comissione cubana per i Diritti Umani e la Riconciliazione (Ccdhr), non riconosciuta dal governo, che la considera un organismo illegale. Nell’abituale rapporto mensile che pubblica su Internet la Ccdhr, presieduta da Elizardo Sanchez, è definita «inquietante» la quantità dei cosidetti «arresti temporanei» di oppositori e si denuncia la «crescente violenza» con la quale sono trattati i dissidenti. Nella «crudele repressione» del dissenso, si legge nel rapporto, partecipano non solo gli organismi di sicurezza ma anche le cosiddette «brigate di risposta rapida» , che sono gruppi di civili che in modo “spontaneo” (come facevano le famigerate guardie rosse di Mao in Cina ) si oppongono con slogan e insulti agli oppositori che manifestano pubblicamente le loro opinioni. Per il governo cubano non esiste nessuna opposizione interna al regime castrista, e ogni attività di dissenso è attribuita a «mercenari al soldo degli Stati Uniti». Da cinquant’anni il regime si serve sempre degli stessi spauracchi per giustificare la soppressione dei diritti umani.