Dell’Utri: «Non so un tubo della grazia al Cav, mi hanno teso un trappolone per gettarmi fango addosso»

9 Nov 2013 16:10 - di Franco Bianchini

Sulla domanda di grazia dei figli di Berlusconi «mi è stato teso un trappolone, io non so un tubo: Nicola Porro ha voluto fare il piccolo Santoro, un Santoro a scartamento ridotto. E mi ha fatto buttare un po’ di merda addosso». A chiarirlo è stato l’ex senatore Marcello Dell’Utri raggiunto telefonicamente dall’Ansa. «È stato un grande equivoco – ha aggiunto – io ho risposto alle domande di Porro pensando che lui avesse la notizia della domanda di grazia, le mie erano solo considerazioni generiche ma non so nulla della grazia. Andate a rivedere la trasmissione. Sono un po’ arrabbiato – ha proseguito Dell’Utri – ma non voglio sottrarmi a quello che ho detto… però ero convinto che Porro avesse la notizia della grazia e io facevo delle riflessioni. Porro mi ha chiesto “allora la grazia l’hanno firmata tutti i figli?”, io ho risposto, “Certo, tutti, perché è evidente che i figli nel momento in cui devono chiedere la grazia sono compatti”. Però voglio ribadire che la grazia la deve dare motu proprio il Quirinale e non la deve chiedere Berlusconi».

La questione però esiste e resta una strada percorribile. «La notizia della grazia è già stata smentita, e non c’è una pratica per ora presentata: la vicenda è frutto della eccessiva proliferazione dei talk show che devono inseguire notizie, ma, al di là di questo, il Quirinale deve porsi il problema poiché nei confronti di Berlusconi l’accanimento giudiziario c’è stato», ha detto il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri. «Oggi ci sono molti talk show che devono trovare il modo di tirar fuori delle notizie, quindi beccano Dell’Utri per strada e lo intervistano, e siccome è una fonte autorevole, la notizia circola». A sua volta Daniela Santanché ha sottolineato che «il problema non è se la domanda di grazia sia stata presentata o no, il problema è politico ed è di Napolitano, ovvero se intende utilizzare gli strumenti che ha in quanto arbitro, come il motu proprio, ripristinando così lo Stato di diritto e la democrazia, oppure se intende essere un giocatore, giocatore nella squadra del Pd».

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