Dopo il no alla grazia dal Colle, Berlusconi tenta la carta “made in Usa” per evitare la decadenza
Dopo il no ufficiale e ultimativo di Giorgio Napolitano alla grazia a Berlusconi, «non ci sono le condizioni», vergava ieri una nota stampa del Quirinale, la situazione sembra precipitare. Un esito scontato, soprattutto dopo il discorso durissimo del Cavaliere davanti alla platea dei giovani azzurri. Quell’insistenza sul golpe delle procure non ha certo favorito il dialogo già complicato tra l’ex premier e il Colle. «Io non vedo come si possa chiamare in modo diverso se non colpo di stato», insiste dai microfoni di Radio Uno Rai, «un colpo di Stato che parte da una sentenza politica criminale per eliminare il leader del centrodestra e spianare la strada alla sinistra». A due giorni dal voto in Senato sulla decadenza i più fedeli scommettono sulla cartuccia decisiva del Cavaliere, per ora l’unica certezza è che l’ex premier, che già si vede dietro le sbarre, non molla la presa e rilancia la grande manifestazione per il “giorno del giudizio”, appunto mercoledì 27, un’iniziativa che non entusiasma il Nuovo centrodestra di Alfano. «Non scendono in piazza con noi? Questo riguarda loro. Vedremo cosa faranno, poi tutti saranno liberi di giudicare il loro comportamento…», dice Berlusconi. Spera fino all’ultimo di ribaltare l’esito del verdetto, non si rassegna a uscire di scena in questo modo: l’ultima mossa a sorpresa sarebbe appesa ad alcuni «clamorosi» documenti in arrivo dagli Stati Uniti che lo scagionerebbero e che – annuncia Capezzone – dovrebbero essere esposti nel pomeriggio nel corso di una conferenza stampa.
Ma i fedelissimi lo ritraggono come un uomo affranto, convinto che ieri sia stata l’ultima domenica da uomo libero. «Vogliono farmi marcire in galera – ripete ai suoi – farò la fine di Mandela». Intanto continua nel suo ruolo di capo del più grande partito di centrodestra attaccando avversari e “traditori”. A cominciare da Epifani che dovrebbe «vergognare finché campa» per le parole pronunciate sulla decadenza. Maurizio Lupi, invece, dice di sperare ancore nel lieto fine: «Se, come mi auguro, arriveranno carte in grado di riaprire il processo, sarà doveroso rinviare il voto sulla decadenza. Sono convinto che il presidente Grasso sarà il primo, nel caso di elementi nuovi, a chiedere la sospensione della procedura, però parlando di colpo di stato il Cavaliere ha sbagliato, per colpa dei “falchi”», dice il ministro che ha seguito Alfano nella scissione e che conferma l’assenza dalla piazza del 27 novembre.