È morto a Torino il filosofo “irregolare” Costanzo Preve: il suo percorso da Marx alla critica all’euro
È morto a Torino il filosofo Costanzo Preve. Era nato a Valenza (Alessandria) nel 1943, aveva settant’anni ed era ormai malato da più di un anno. Date le sue origini – la madre era armeno ortodossa – ha chiesto di essere sepolto con il rito greco-ortodosso. Una decisione che solo in apparenza contraddice la sua professione di ateismo: infatti Preve, marxista irregolare isolato e criticato dalla sinistra, lontano dalla politica dai primi anni Novanta dopo un intenso periodo di militanza, apprezzato e studiato oggi dagli ambienti della destra antiglobalista, aveva compiuto in piena libertà un percorso che l’aveva trasformato in profondità anche sul piano spirituale. Nella prefazione al carteggio con Luigi Tedeschi, in uscita a breve per Area 51, Stefano Sissa scrive che il suo obiettivo era quello di contrastare sia l’odierno capitalismo sia il nichilismo divorante che contraddistingue la nostra epoca. Non stupisce perciò ritrovare un pensatore come Preve tra quanti hanno difeso Ratzinger dall’attacco dei salotti laicisti. In proposito scriveva che il relativismo «piace solo agli intellettuali sradicati, ma essi sono meno del 3% della popolazione globale. Il rimanente 97% è angosciato dalla morte di Dio, e dal fatto che essa viene sostituita dal circo mediatico, dalla simulazione televisiva, dall’incontinenza pubblicitaria, dalle mode pilotate e dallo spettacolo porno. Ridotta l’intera filosofia a smascheramento delle illusioni metafisiche (…) effettivamente la religione torna ad essere il deposito del senso complessivo delle cose».
Era aperto al dialogo con tutti, e soprattutto – per quell’attitudine curiosa che caratterizza sempre i veri studiosi – con gli ambienti a lui lontani: di qui il confronto con un intellettuale come Alain de Benoist (il cui frutto è stato il libro del 2006 Il paradosso Alain de Benoist, Settimo Sigillo) e di qui anche l’accusa di “rossobrunismo” lanciatagli dai “compagni” che lo hanno visto pian piano distanziarsi dal materialismo dialettico di Marx. Preve era studioso non solo di Marx ma anche della filosofia della Grecia classica, di Spinoza, di Fichte, di Hegel e di Lukács.
Il percorso seguito da Preve – spiega Edoardo Zarelli, altro intellettuale anticonformista convinto, come Preve, che destra e sinistra siano categorie da superare – parte da Marx e giunge al comunitarismo, contesto fondativo di un nuovo umanesimo. Libero dall’osservanza dei dogmi delle varie chiese ideologiche, Preve riteneva che non ci fosse più bisogno dell’antifascismo (criticava il fanatismo di chi considera il fascismo una sostanza ontologica “diabolica”) e si è sempre sottratto al gioco degli opposti estremismi, collaborando con tutti coloro che gli offrivano spazio per diffondere le sue idee sulla geopolitica, sulla filosofia, sulla metapolitica. Un cammino che lo ha portato ad essere vicino al pensiero euroasiatista e a criticare l’euro predicando la necessità di recuperare le sovranità nazionali. La sua libera ricerca, trasversale e priva di pregiudizi, gli ha procurato l’ostilità dell’ambiente di provenienza. L’impossibilità di definirlo, infine, ha fatto sì che venisse ignorato dal mainstream mediatico. L’ultimo suo libro – ne ha scritti oltre quaranta – è Una nuova storia alternativa della filosofia (Petit Plaisance, Pistoia) al cui centro c’è l’uomo come “animale politico” la cui identità va ricostruita per superare l’alienazione economicista.