Germania, finalmente c’è l’intesa sul governo: nove ministeri alla Cdu/Csu, sei all’Spd
Lentamente, ma va prendendo forma il governo tedesco. A due mesi dal voto federale dello scorso 22 settembre, in Germania si avvicina la grande coalizione tra l’Unione di Cdu/Csu e il partito socialdemocratico Spd. I futuri alleati, scrive il tabloid Bild, avrebbero infatti raggiunto un accordo sulla spartizione dei quindici dicasteri di cui dovrebbe essere composto il terzo governo guidato da Angela Merkel, il secondo condiviso con gli avversari della Spd. Secondo Bild all’Unione, che nelle urne ha sfiorato la maggioranza assoluta dei seggi, andrebbero in tutto nove ministeri, sei alla Cdu di Merkel e tre alla bavarese Csu. Che proprio oggi ha tenuto il suo congresso, in cui è stato riconfermato il leader Horst Seehofer con il 95,3% di voti. Alla Spd, uscita dalla prova elettorale con il 25,3%, il suo secondo peggior risultato di sempre, dovrebbero spettare invece sei ministri. Restano per ora sconosciuti i nomi che saranno associati alle caselle. A eccezione dei tre uomini della Csu che dovrebbero essere l’attuale ministro degli Interni Hans-Peter Friedrich, riconfermato al suo posto proprio come il collega ai Trasporti, Peter Ramsauer. Nuova entrata dovrebbe invece essere quella del segretario generale del partito, Alexander Dobrindt, in predicato per l’Agricoltura. Domenica i vertici dell’Unione si riuniranno per le considerazioni finali su questa lunga trattativa. Con la Spd restano da chiarire alcuni punti importanti, tra cui i piani per le pensioni, le autostrade a pagamento, entità, data e modalità d’introduzione del salario minimo e l’eventuale arrivo della doppia cittadinanza. L’Unione, vera vincitrice delle elezioni, non vuole fare molte concessioni alla Spd. Anche se si rende conto che schiacciare troppo i futuri alleati potrebbe convincere definitivamente gli iscritti Spd a votare “no” al referendum sulla ratifica del programma di grande coalizione. Il presidente Spd, Sigmar Gabriel, e altri importanti membri del partito hanno battuto il territorio facendo campagna per il “sì”. I nervi sono tesi: «Se arrivasse un accordo con cose buone dentro e la Spd dicesse “no” – ha attaccato preventivamente Gabriel a Karlsruhe – significherebbe che il partito si ritiene più importante delle persone che rappresenta». Per Gabriel con nuove elezioni la Spd rischierebbe di finire sotto il 20%. Il timore che fra due settimane il referendum tra i socialdemocratici possa far vincere il “no” inizia a farsi sentire. A ragione: secondo un sondaggio realizzato in esclusiva per Bild da Yougov, quasi la metà degli elettori Spd, il 44%, ritiene sbagliata l’alleanza di grande coalizione, mentre a favore si è espressa una maggioranza relativa del 49%. Più convinti gli elettori dell’Unione, favorevoli all’alleanza per il 57% con il 33% di contrari.