«Ho la tessera firmata da Almirante». La politica riparta da questa frase…
Gli anni di piombo, la strategia della tensione, la vendetta sui vinti, la contrapposizione tra fascisti e comunisti, il diabolico disegno di alcuni partiti di trarre vantaggi elettorali dagli opposti estremismi: la seconda metà del Novecento è stata drammatica e contraddittoria in ogni suo decennio. Nonostante sia stata messa sul banco degli imputati, però, ha ancora molto da dire e da insegnare perché in quegli anni la politica visse una stagione di forte credibilità, regalava un sogno, quel sogno che adesso non esiste o stenta a farsi riconoscere. Al di là degli ultimi eventi, delle campagne elettorali trasformate sempre in un referendum su Berlusconi, delle crisi economiche e del fiorire di populisti comici e banchieri mascherati da salvatori della patria, resta significativo lo “scandalo delle tessere” del Pd. non tanto per il fatto in sé ma perché mostra come siano cambiati (in peggio) i partiti. Negli anni Settanta, quando era un rischio tuffarsi in politica, la tessera era un momento cruciale, un segno distintivo che testimoniava l’orgoglio dell’appartenenza, una sensazione vissuta in particolar modo da chi si iscriveva al Msi e al Pci, ossia alle forze politiche più ricche di ideologia e meno di potere. «Ho la tessera firmata da Almirante», «Ecco l’autografo di Berlinguer». La tessera veniva spesso messa nei portafogli e portata ovunque, per poi – alla scadenza – essere conservata a mo’ di reliquia. Oggi si è passati dalla “sacralità” al “mercato delle tessere”, come dimostrano i fattacci del Partito democratico, alle iscrizioni “false” per i congressi, alle primarie con i nomadi in fila, presi “in prestito” dai campi rom per dare un supporto numerico a questo o quel candidato. A perdere non è solo la credibilità, ma la passione, la voglia di impegnarsi e di trovare un idem sentire. E il web non può essere sostitutivo, perché il dibattito che si articola via internet è aleatorio, vago, fatto magari con persone di cui nemmeno conosci il volto. Da anni la politica ha scacciato l’ideologia, perché simbolo di un secolo (il Novecento) che si era trasformato in una romantica tragedia. Si è sempre detto che l’ideologia ha regalato solo sogni e che – dopo i sogni – c’è un duro risveglio. Anche se ciò fosse vero, ora la politica dovrebbe cercare una strada, restituire comunque qualcosa, se non il sogno almeno l’entusiasmo. Iniziando magari dal “culto” delle tessere. Quelle vere, non certo quelle inventate a tavolino per vincere “nientemeno” che un congresso di circolo.