Il caso Salerno incendia il duello Renzi-Cuperlo. Avvisi di garanzia e iscritti vicino alla camorra: è il nuovo Pd che avanza

25 Nov 2013 14:24 - di Gloria Sabatini

Tecnicamente si chiama combinato disposto. L’avanzamento dell’inchiesta della Procura di Salerno (che vede indagato il luogotenente renziano, Vincenzo De Luca) e le risse nel Pd tra i competitor alla segreteria hanno l’effetto di raddoppiare le tensioni già alle stelle tra le tifoserie democratiche. Nel mirino dell’inchiesta salernitana sulla mafia, infatti, viene confermato il coinvolgimento di alcuni “signori delle tessere”, di molti iscritti dell’ultima ora che hanno portato alla vittoria bulgara di Matteo Renzi su Gianni Cuperlo. In sostanza appartengono a famiglie legate alla camorra, “particolare” che non costituisce il viatico migliore per la rottamazione.

Appena scoppiato il bubbone Cuperlo ha avuto buon gioco nel denunciare il dato “drogato” delle elezioni di Salerno. Dopo interminabili riunioni notturne a Roma si è deciso di congelare la pratica che travalica i confini salernitani. Una scelta non molto coraggiosa per mettere la parola fine ai veleni.  a decisione sarebbe stata molto sofferta perché il “caso Salerno” fa pendant con quello di Enna dove Cuperlo ha portato a casa il 95% dei voti. Per il baldanzoso sindaco di Firenze, orami certo della sua corsa trionfale alla guida del Nazareno, l’avviso di garanzia (per la variante al piano urbanistico attuativo) a De Luca, sindaco di Salerno e viceministro, non ci voleva. Siccome Matteo sa bene che “chi mena per primo mena due volte”, ha rotto il ghiaccio  su twitter replicando ai tanti che lo accusano di adottare due pesi e due misure tra il caso Cancellieri e quello di De Luca. «Punto uno – scrive Renzi – le dimissioni si chiedono ai condannati, non agli indagati. In un Paese civile l’avviso di garanzia non è una condanna. Punto due. In un Paese civile il ministro della Giustizia non chiama la famiglia di tre arrestati e un latitante e non dice “non è giusto”». De Luca interviene con un post su Facebook dal titolo “Pd. Diffamazione, e poi vigliaccheria”. Parla di una campagna di diffamazione a danno della federazione Pd di Salerno, «da sempre tra le più corrette d’Italia» e attacca la scelta della commissione nazionale per il congresso. Congelare? «Se ci sono irregolarità o addirittura inquinamenti si ha il dovere di intervenire in maniera pesante e radicale».

 

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