Il Cav non c’è più, inizia la festa e si brinda al ritorno trionfale dell’Imu…

28 Nov 2013 16:39 - di Franco Bianchini

La festa è iniziata, il nemico è stato eliminato e allora brindiamo al ritorno glorioso dell’Imu, la cavalcata trionfante dei suoi “padri”, i fiumi di euro che entreranno nelle casse dello Stato e pazienza per le famiglie e per chi è in difficoltà, un giorno o l’altro brinderanno anche loro. Zitti zitti, mentre tutti i riflettori erano puntati sulla decadenza di Berlusconi, è stato preparato il trappolone, che però qualcuno ha scoperto: l’imposta sulla prima casa non si chiamerà più Imu ma sarà sostituita da un’altra probabilmente ancora peggiore. Immediate le reazioni. «Il governo – ha detto Daniele Capezzone – non è riuscito a mantenere nemmeno l’impegno, ribadito in pompa magna a fine agosto, della cancellazione della seconda rata dell’Imu 2013, il “minimo sindacale”. Siamo dinanzi a un’altra patacca del Governo Letta-Alfano». Non sono stati esentati, infatti, tutti i terreni agricoli, come invece era stato promesso, né tutte le abitazioni principali, dal momento che con destrezza, approfittando della confusione, molti Comuni hanno alzato le aliquote, facendo lievitare il costo dell’intera operazione di ulteriori 500 milioni, e molti cittadini dovranno metterci la differenza. «Siamo di fronte all’ennesimo gioco delle tre carte, anzi delle tre tasse». Del resto, lo stesso ministro dell’Economia Saccomanni in conferenza stampa ha fugato ogni dubbio: gli aumenti fiscali deliberati a carico del sistema bancario sono una tantum, perché «del resto è una tantum anche l’abolizione della seconda rata dell’Imu sulla prima casa». Dunque, si reintroduce la stessa tassa per il 2014, sotto falso nome. «Le rocambolesche argomentazioni degli amici ministri del Ncd – ha affermato a sua volta Maurizio Gasparri – non cambiano la situazione. Anzi, la aggravano. Per l’abolizione della seconda rata Imu le coperture sono ancora incerte, tanto è vero che l’Anci non esclude l’imbroglio. Per non parlare poi dei terreni agricoli, esentati solo in parte, e ancora più indefinito è il destino per quelli in affitto. È poi evidente che lo stop dell’Imu per l’anno in corso è solo un pannicello caldo che gli italiani sconteranno a gennaio, con nuove riformulazioni di tasse che rischiano addirittura di far rimpiangere l’Imu stessa. Insomma, c’e’ poco di cui andare fieri».

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