Il Csm vuole archiviare il caso del “ciarliero” giudice Esposito. Ma un libro lo rimette in imbarazzo
Archiviare il caso del giudice Antonio Esposito, accusato di aver anticipato in un’intervista al Mattino le motivazioni per le quali il collegio da lui presieduto in Cassazione ha condannato Silvio Berlusconi per frode fiscale. La decisione della Prima Commissione di chiedere al plenum l’archiviazione del fascicolo e dunque di escludere l’esistenza dei presupposti per un’eventuale trasferimento d’ufficio di Esposito per incompatibilità funzionale è stata presa all’unanimità, in accoglimento della proposta del relatore Mariano Sciacca, togato di Unicost. Ma Esposito non avrà nessuna tutela dall’organo di autogoverno dei giudici per gli attacchi ricevuti dopo l’intervista che scatenò il putiferio. Il giudice, che ha presieduto il collegio della Cassazione che ha condannato Silvio Berlusconi per frode fiscale, aveva chiesto l’intervento di Palazzo dei Marescialli, dopo alcuni articoli da lui ritenuti diffamatori pubblicati su alcuni quotidiani. Il concetto clou dell’intervista (Berlusconi è stato condannato perché sapeva, non perché non poteva non sapere), poi smentito dal diretto interessato provocò accese polemiche: il Pdl e gli avvocati del Cav accusarono il magistrato di aver anticipato le motivazioni della sentenza prima del loro deposito, ventilando che questo potesse inficiare la stessa condanna. Una tesi che fu respinta dal primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce e dal presidente dell’Associazione nazionale magistrati Rodolfo Sabelli, che però bollarono come “inopportuna” quell’intervista (sulla quale poi avviarono accertamenti anche il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri e il procuratore generale della Cassazione Gianfranco Ciani, titolari dell’azione disciplinare nei confronti dei magistrati). Contemporaneamente il Pg della Cassazione, ha avviato, già prima che si muovesse la Prima Commissione, una preistruttoria sulla vicenda; un’indagine che è ormai alle battute finali e al termine della quale Ciani deciderà se avviare nei confronti di Esposito l’azione disciplinare. Le polemiche contro Esposito si intrecciano anche con un altro caso. Il giudice Esposito ha scritto la prefazione del libro di Ferdinando Imposimato I 55 giorni che hanno cambiato l’Italia avallandone i contenuti. Ma il libro ora è finito sott’accusa per le rivelazioni (presentate come inedite) dell’ex brigadiere della Guardia di finanza in pensione Giovanni Ladu, 57 anni, cagliaritano di origini ma residente da tempo a Novara, che con l’autore del libro si è spacciato per un ufficiale di Gladio con nome da battaglia Oscar Puddu. La procura di Roma ha infatti indagato per calunnia l’ex brigadiere. «È incredibile – osserva Maurizio Gasparri – la sottovalutazione dello scandalo Imposimato-Esposito». Nel libro l’ex giudice Imposimato«fa una ricostruzione fantasiosa delle drammatiche vicende di Aldo Moro, accusando pezzi dello Stato di corresponsabilità nell’epilogo di quella tragedia per non essere intervenuti pur avendo individuato e vigilato la prigione dello statista. Tutto il libro si basa su informazioni fornite da tale Oscar Puddu. Il libro, quindi, si basa su falsità». Ci chiediamo, dice Gasparri, «con quale competenza? Con quali verifiche? Con quali conseguenze per l’attendibilità di Esposito? Perché se Imposimato è da tempo in pensione, Esposito è ancora in attività e la sua credibilità messa a dura prova è un problema per tutti coloro che possono incappare nei suoi giudizi».