Il Pdl verso il Consiglio nazionale. Cicchitto: «Non so se ci saremo». Matteoli: «Sbaglia chi parla di resa dei conti»

7 Nov 2013 13:44 - di Valeria Gelsi

Una serie di interventi sui quotidiani alimentano anche oggi il dibattito interno al Pdl. Ciascuno con una lettera a un quotidiano, Fabrizio Cicchitto e Sandro Bondi sono tornati a esporre le ragioni delle due anime del partito. Gli interventi, ai quali va aggiunta anche un’intervista di Gaetano Quagliariello, hanno dato il via a una nuova giornata di riflessioni sul futuro del Pdl, anche in vista del consiglio nazionale del 16 novembre. In una lettera aperta a Silvio Berlusconi, pubblicata dal Corriere della Sera e intitolata «Caro Silvio, così diventerai prigioniero dei falchi», Cicchitto parla di due effetti, «entrambi rovinosi», nel caso si arrivasse a una crisi del governo Letta-Alfano: il primo, se vi fossero elezioni immediate, sarebbe regalare al Pd «la vittoria su un piatto d’argento»; il secondo, nel caso più probabile che le urne non si aprissero, sarebbe «un governo di scopo, senza di noi e contro di noi, che dovrebbe fare una nuova legge elettorale». Una figura come Alfano, «nella difficile posizione in cui siamo per il bombardamento giudiziario contro di te», scrive Cicchitto, «se già non ci fosse dovresti inventarla». Ma il deputato è stato anche intervistato da Repubblica e lì si è soffermato sull’anticipazione del Consiglio nazionale che «rischia di mettere in moto un meccanismo dirompente, che o è stato programmato in anticipo per una rottura freddamente perseguita, oppure può sfuggire di mano a chi continua a sottovalutare la gravità della situazione». Parlando con i giornalisti nel corso della mattina, poi, ha spiegato che la partecipazione dei “governativi” al Consiglio nazionale non è scontata. «È una partita tutta da vedere», ha detto, aggiungendo che non entrerà nella nuova Forza Italia se dovesse rivelarsi una formazione guidata «da un gruppo estremista senza dialettica democratica». Di segno opposto la posizione esposta da Bondi su La Stampa, nella lettera al direttore intitolata «I filogovernativi? Anacronistici e senza idee»: «La visione più aperta e moderna di partito è sempre stata quella del presidente Berlusconi, ispirata al modello americano, mentre anche fra i filogovernativi prevale ancora un modello di partito novecentesco, burocratico e centralista». Intervistato da QN, poi, Gaetano Quagliariello ha sostenuto che l’aver voluto accorciare i tempi per il Consiglio «non è certo un segnale di pace. Evidentemente, qualcuno non vuole l’accordo interno e intende accelerare la resa dei conti». Per Renata Polverini, invece, «il Consiglio nazionale è la sede più opportuna per ogni approfondimento». «L’unica cosa che non è in discussione – ha proseguito – è la leadership di Silvio Berlusconi e, su questo punto, l’ala governativa sembra in chiara difficoltà». Si è detta «molto serena sulla convocazione del Consiglio nazionale», il ministro dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo, che confermando la sua lealtà al Cavaliere, ha auspicato «serenità anche da parte di chi, non cogliendo lo spirito costruttivo del dibattito interno, genera inutili operazioni di guerriglia nei territori». E se Paolo Romani ha spiegato ad Agorà, su Rai 3, che il suo è un «ruolo di pontiere» e che a ricoprirlo «in questo momento si prendono botte da tutte le parti», un altro pontiere, Altero Matteoli, ha sottolineato che il dibattito è la «riprova che il nostro non è un partito di plastica». Il senatore, invece, ha indicato come «non condivisibile» la lettura di chi parla dell’anticipazione del Consiglio nazionale come di una «resa dei conti». «È un approccio sbagliato e non mi risulta rispondente alla verità delle cose», ha aggiunto, sottolineando che «se si vogliono trovare gli accordi politici che io auspico c’è il tempo per sottoscriverli». «Per quanto mi riguarda – ha concluso Matteoli – lavorerò con impegno per favorire l’unità del partito attorno alla leadership di Silvio Berlusconi che, ovviamente, non può considerarsi o essere solo di facciata ma effettiva e piena. Se siamo d’accordo su questo, il resto si può più facilmente comporre».

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