Il ridicolo sit-in del Popolo Viola: erano venti, erano (poco) giovani e (poco) forti
Li chiamano militanti del “Popolo Viola”, truppe di giornalisti (di sinistra) li seguono passo dopo passo, raccogliendo anche i sospiri, le sillabe masticate male e qualche errore grammaticale dovuto dalla gioia di vedere Berlusconi ghigliottinato e fuori dalle b…, come elegantemente dicono mentre saltellano come burattini e cantano Bella ciao. Parlano «a nome degli italiani» ma sono sì e no una ventina, tanto per essere buoni. Sembrano più che altro un gruppo di famiglia in un interno, madre-padre-zio-nipote. In pratica, rappresentano solo i loro parenti e amici, pochi, anzi pochissimi, quasi il nulla. Eppure le agenzie di stampa mandano in rete tanti lanci che raccontano il loro batticuore e la loro felicità. Da non crederci, i riflettori puntati su un minuscolo gruppo di persone, mentre a pochi passi ce ne sono migliaia scese in piazza a favore di Berlusconi. «Noi che siamo italiani abbiamo un sogno nel cuore, Berlusca a San Vittore», hanno scandito nel deserto. Un risultato però l’hanno ottenuto, da ora in poi possono esibire una pasionaria del Popolo Viola: è una costaricana (si è presentata vestita solo di una leggerissima tunica, quasi un velo, nonostante il freddo pungente) in Italia solo da tre mesi. Si chiama Mia Cambronero e urla: «Per tutto il mondo è il momento di festeggiare». Non si capisce come e dove abbia approfondito la situazione politica del nostro Paese. Forse gliel’hanno spiegata gli altri 19 manifestanti prima di scendere in piazza. E chissà, in futuro ci potrebbe essere una poltrona da ministro anche per lei. Parola di madre-padre-zio-nipote.