La Fondazione An verso l’assemblea degli iscritti. Giorgia Meloni entra nel cda. Mugnai: sull’uso del simbolo non possiamo restare inerti

22 Nov 2013 21:04 - di Redattore 54

Mai come in questi giorni la Fondazione che gestisce il patrimonio e il simbolo di An è al centro dell’attenzione del mondo della destra disperso in vari tronconi: la nuova Forza Italia, il Nuovo centrodestra di Alfano, Fratelli d’Italia e il Movimento per Alleanza nazionale di Francesco Storace e Adriana Poli Bortone. E in vista ci sono novità importanti, a cominciare dall’ingresso nel cda della stessa Fondazione di Giorgia Meloni, in rappresentanza di FdI. Attualmente i componenti del cda sono 14 ma presto diventeranno 15. Ed è già stato votato l’allargamento fino a 21 membri. Posti di importanza cruciale perché, stando al timone della Fondazione, si può dare un’impronta decisiva al destino della destra italiana (al di là di rievocazioni, convegni e coltivazione delle memorie). L’ingresso di Giorgia Meloni, intanto, sarà ratificato martedì nel corso di una riunione dell’attuale direttivo esecutivo che dovrà fissare anche la data della prima assemblea degli iscritti alla Fondazione (circa mille, che dovrebbero riunirsi ogni due anni, quindi entro dicembre).

Franco Mugnai, presidente della Fondazione An, conferma questo iter procedurale e spiega che in ballo ci sono anche i 408 progetti per “vivificare” la memoria del Msi e di An che sono arrivati dopo il bando da un milione promosso a settembre dalla stessa Fondazione. C’è una commissione che li sta valutando e selezionando. Poi ci sono i “parenti” della nuova An che bussano con insistenza alla porta di via della Scrofa e rivendicano un loro spazio. Con loro Franco Mugnai non vuole fare polemiche, anche se precisa che il simbolo di An la Fondazione se lo tiene ben stretto: «C’è un fatto inequivocabile – dice – An c’è, e siamo noi. Il mio compito è quello di far rispettare la volontà degli iscritti alla Fondazione e il tema della rinascita di An nessuno l’ha posto. Io mando settimanalmente una lettera a tutti gli iscritti e nell’ultima che ho mandato ho riportato l’incipit delle determinazioni congressuali che portarono alla nascita della Fondazione». Che vuol dire? «Vuol dire che ogni cosa che riguarda An riguarda anche noi, non possiamo essere estromessi. La Fondazione non può essere spettatrice inerte». La nuova An ha dato anche già vita a un tesseramento ma contatti ufficiali con la Fondazione ancora non ci sono stati. Una mossa che Mugnai giudica “singolare”, e si capisce che non è stata gradita. Poi c’è in agenda il destino del Secolo, quotidiano prima del Msi e poi di An. «Il Secolo – risponde Mugnai – è un asset della Fondazione ed è chiaro che ce ne occupiamo». Il direttore politico non c’è più: fino a due giorni fa quel posto era occupato da Marcello de Angelis. E adesso? Tutto prematuro, risponde Mugnai, «intanto cerchiamo di risanare la baracca e di renderla competitiva, poi il Secolo sarà guidato com’è logico che avvenga cercando la migliore soluzione possibile». Sui 408 progetti arrivati a via della Scrofa e che ambiscono ad avere i finanziamenti della Fondazione non anticipa nulla: «La selezione è in corso, la commissione – di cui non faccio parte – sta lavorando con celerità e puntiglio». Ciò che gli preme di più è però lanciare un appello alla serenità: «Mi auguro che ci mettano nelle condizioni di lavorare per realizzare quello che è l’unico nostro obiettivo, cioè rispettare la volontà degli iscritti».

Da parte del gruppo che ha battezzato il Movimento per Alleanza nazionale (Storace, Poli Bortone, Menia, Nania e Romagnoli) è la portavoce Adriana Poli Bortone a commentare: «Si tratta di essere politicamente intelligenti e l’intelligenza politica suggerisce di essere tutti uniti. A fronte dello spappolamento del Pdl io avrei dato la risposta di una destra forte e credibile unita, di una destra che non sia il centrodestra. Mi limito a dire questo: sarebbe incoerente che chi non voleva sciogliere An si trovi fuori dalla Fondazione e chi ha approvato il suo sciogliemento si trovi dentro». Ma anche lei non vuole polemizzare: «Mi auguro che siano rimasti intatti i sentimenti di un tempo visto che abbiamo fatto parte tutti della stessa comunità umana. Noi non vogliamo creare divisioni, siamo più che disponibili a un confronto con la Fondazione». Intanto i giornali scrivono che a tutti i nuovi soggetti della destra fa gola la spartizione del tesoretto dell’ex An. È così? «Sarebbe una cosa squallida. Comunque il nostro obiettivo non è quello, ma di ridare una casa a chi riteneva di averla già e se l’è vista togliere».

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