La Kyenge ne combina un’altra: “Alfano, uno di noi”. Qualcuno le dica che il silenzio è d’oro
Ci mancava solo la Kyenge. Nel giorno più difficile dell’ex Pdl, nelle ore dell’addio, della scissione, della nascita di Forza Italia, della commozione di Berlusconi, della contromossa degli alfaniani con il Nuovo Centrodestra, i botta e risposta continui, la “ministra” più contestata della storia repubblicana ha trovato un’altra occasione per essere protagonista di una gaffe. E stavolta l’ha fatta davvero grossa: «Dopo quello che è successo siamo più compatti, abbiamo un alleato in più e abbiamo più forza per continuare la nostra azione di governo», ha detto la Kyenge. Che equivale al classico “Alfano, uno di noi”. Non c’era solo un motivo di opportunità politica che avrebbe dovuto indurla a restare in silenzio e non mettere becco negli affari altrui, ma anche una questione di stile: affermare con gioia “abbiamo un alleato in più” non è certo un favore reso ad Alfano. Innanzitutto perché ha il solo effetto di mettere in imbarazzo chi ha fatto la scelta dello strappo, una scelta che – in qualsiasi modo la si interpreti – è comunque dolorosa. E certo nessuno vuole sentirsi “reclutato” dalla sinistra nel momento più delicato della sua vita politica. Poi perché quell’abbiamo più forza per continuare la nostra azione di governo complica maledettamente le cose. Dà infatti l’idea che tutto sia stato orchestrato per conservare le poltrone e che ci sia piena condivisione di idee con la Kyenge, dall’abolizione del reato di clandestinità, alle porte aperte a tutti gli immigrati fino alla cancellazione di “padre” e “madre” nelle scuole sostituiti da “genitore 1” e “genitore 2”. E anche questo non è vero. Infine perché l’elettorato di centrodestra, sia quello filogovernativo sia quello cosiddetto lealista, tutto vuole tranne far brindare la sinistra. Men che meno la Kyenge.