Maroni rimanda al mittente l’inno di Mogol per la Lombardia: «Non va bene, lo voglio più inno»

19 Nov 2013 19:42 - di Redazione

Doveva essere pronto per settembre, ma il testo dell’inno lombardo che Mogol ha preparato non è piaciuto al presidente della Regione, Roberto Maroni, che glielo aveva chiesto questa estate. È stato lo stesso Maroni, conversando con i giornalisti a margine della seduta del Consiglio regionale al Pirellone, a spiegarlo. «Me lo ha mandato ma lo voglio più inno», ha detto Maroni, e «glielo ho rimandato con alcuni suggerimenti», confidando che Mogol capirà. Dopo poche ore dal Pirellone arriva una mezza rettifica, ma il danno pare fatto. «Parlare di bocciatura del testo dell’inno della Lombardia scritto da Mogol è una forzatura», afferma in una nota Isabella Votino, portavoce del presidente della Regione Lombardia. «Rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se l’inno fosse pronto – precisa la nota – il presidente ha spiegato che ancora non lo è, e che lui stesso ha sentito Mogol per suggerirgli alcuni spunti. Parlare di “bocciatura del testo” perciò è una forzatura di cui il presidente Maroni si rammarica». E ancora il governatore su Twitter. «Su Mogol ridicola montatura giornalistica. L’ho sentito, ci vedremo presto e l’inno per la Lombardia (come promesso) si farà».

L’idea dell’inno era nata a settembre dopo un incontro tra il governatore della Lombardia e il paroliere, all’anagrafe Giulio Rapetti. Un testo che lo stesso storico autore di Battisti ha precisato essere a titolo completamente gratuito.  «Mi trovavo in Regione per un vecchio contratto sul Conservatorio lombardo stipulato ai tempi di Formigoni e sono andato a trovare Maroni. A un tratto mi fa: “Giulio, che ne diresti di fare l’inno della Lombardia?”». Un inno, musicato dal milanese Mario Lavezzi «per la mia terra. Sono un uomo libero, i miei amici si chiamano Maroni, Gasparri, D’Alema…». Su alcuni giornali era già uscita anche l’anticipazione di alcuni versi: «Lombardia, Lombardia/grande terra mia/Terra piana la padana/Gente forte che è/generosa operosa/e stringe tutti a sè/senza una bugia». Cosa non piace a Maroni non è dato saperlo. Nonostante le smentite, per il paroliere di Battisti, Mina e Celentano lo smacco resta.

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