N’drangheta a Reggio Calabria, il Tar del Lazio respinge il ricorso sullo scioglimento del Comune
Il Tar del Lazio ha confermato lo scioglimento del Comune di Reggio Calabria stabilito nell’autunno del 2012 per contiguità mafiose. Lo ha deciso la I sezione, presieduta da Calogero Piscitello, che ha respinto il ricorso proposto dall’ex amministrazione comunale, che vedeva come primo firmatario il sindaco, Demetrio Arena del Pdl. Nell’atto si contestava il provvedimento del 10 ottobre 2012 che disponeva lo scioglimento del Consiglio comunale per 18 mesi e la nomina di una Commissione straordinaria per la gestione provvisoria dell’Ente, che è tutt’ora in carica. Era la prima volta in 21 anni, ovvero da quando esisteva la legge, che il Consiglio dei ministri procedeva allo scioglimento di un Comune capoluogo. Il provvedimento fu proposto dall’allora ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, che lo motivò con episodi di mancati «controlli per gli appalti e la gestione dei beni confiscati alla mafia». Il ministro spiegò inoltre che si trattava di «un atto preventivo, non sanzionatorio». Lo stesso prefetto di Reggio Calabria, Vittorio Piscitelli, che istruì il caso scrisse nella relazione al ministro che bisognava valutare come «rimuovere le cause del rischio di infiltrazioni mafiose», un compito che a suo avviso – e ora anche all’avviso del Tar – non veniva svolto adeguatamente dall’amministrazione comunale. Una lettura a cui Arena si ribellò denunciando, in una conferenza stampa, gli errori della relazione della Commissione di accesso da cui tutto era scaturito e annunciando il ricorso al Tar che ora è stato respinto, aprendo probabilmente la strada a ulteriori ricorsi.