Patriota o nazista? La memoria di Horthy divide l’Ungheria
Tensione nel centro di Budapest tra un migliaio di manifestanti di destra e di sinistra. Al centro della contesa, che ha richiesto l’intervento della polizia, l’inaugurazione di un busto di bronzo del governatore Miklos Horthy, capo dello Stato ungherese prima della Seconda guerra mondiale, poi alleato di Hitler e Mussolini e infine deposto dagli stessi tedeschi, quando tentò senza riuscirci di siglare un armistizio separato con l’Unione sovietica. Il busto è stato esposto dalla formazione di estrema destra Jobbik davanti a una chiesa protestante, il cui pastore è un deputato del partito. I contro-manifestanti, che esibivano stelle gialle, gridavano «Vergogna! Nazisti fuori!», mentre i promotori dell’omaggio e i loro sostenitori replicavano chiamandoli «Traditori della patria». Alla guida dell’Ungheria dal 1920 al 1944, l’ammiraglio Horthy lottò per la riconquista dei territori persi dopo la Prima guerra mondiale con il Trattato di Trianon, che corrispondevano a circa due terzi del Paese. Per questo oggi la sua figura è al centro di un processo di rivalutazione non solo da parte delle formazioni di estrema destra, ma di tutte quelle forze che fanno del nazionalismo la propria bandiera. Lo stesso governo del premier Viktor Orban è tutt’altro che ostile alla sua riscoperta, mentre la sinistra si oppone considerandolo responsabile delle leggi razziali, della deportazione di 400mila ebrei ungheresi ad Auschwitz e della devastazione del Paese nella sconfitta bellica al fianco di Hitler. Morto nel 1957 in esilio in Portogallo, dove riparò anche con la copertura degli Stati Uniti, Horthy è sepolto in patria, nella cittadina natale di Kenderes, solo dal 1993, nel rispetto delle sue volontà. Chiese, infatti, di non essere riportato in Ungheria «fino a quando l’ultimo soldato russo non l’avesse lasciata».