Tra Berlusconi ed Alfano si sta consumando lo strappo finale. Prima o dopo la legge di Stabilità?
Prima la legge di Stabilità, poi la decadenza di Berlusconi con relativa scissione del Pdl. Questo il menu politico autunnale. La conversazione tra Angelino Alfano ed il presidente Napolitano ieri sera, al Quirinale, con ogni probabilità si è sviluppata attorno a questo prevedibile calendario che metterebbe in sicurezza la manovra economica ed il governo rendendo superflua l’opposizione dei lealisti berlusconiani i quali non potrebbero (a meno di non giustificarlo nel merito il voto contrario sui provvedimenti che il governo si appresta a presentare alle Camere) staccare la spina a Letta senza rischiare di passare per sfasciacarrozze. E, condannarsi, quindi, all’isolamento offrendo il destro ai cosiddetti “innovatori” del partito di alzare la bandiera della “responsabilità” contro chi lavorerebbe per il tanto peggio tanto meglio.
Poi, la ratifica della decadenza del Cavaliere. A quel punto tutto il Pdl si ricompatterebbe, ma per pochi momenti. Se venisse imposto ai “governativi” di trarre le conseguenze dal voto, questi si defilerebbero ed assicurerebbero la navigazione all’esecutivo in acque meno agiate poiché a quel punto il dado sarebbe tratto ed il partito berlusconiano si spaccherebbe inevitabilmente. I lealisti non canterebbero vittoria perché a casa porterebbero un movimento diviso; gli alfaniani neppure dal momento che sarebbero costretti ad accelerare le procedure per costituirsi in partito politico organizzato in vista delle elezioni europee del maggio prossimo.
Si dice che gli scissionisti avrebbero già intessuto una rete di rapporti con quel che rimane di Scelta civica e con Casini. Se è credibile che con il leader dell’Udc possano mettere in piedi un’intesa, con i residui del montismo perderebbero soltanto la faccia. Agli “innovatori”, dunque, non resterebbe che tentare di formare un altro centrodestra, sia con i centristi affidabili (Mauro compreso e con quanti hanno rotto con il Professore) che con le sparse membra della destra in via di ricomposizione. Forza Italia, se così andasse, rimarrebbe isolata ed i sondaggi dicono che crollerebbe.
E’ uno scenario plausibile? Ci sembra di sì a giudicare dalla preoccupazione ed dall’irritazione di Berlusconi che ha subodorato la manovra ed ha convocato Alfano ieri sera ad Arcore dopo che questi si era incontrato con il capo dello Stato ed aveva manifestato in precedenza la necessità delle primarie (un’altra volta!) e rivendicato per sé la vicepresidenza del ricostituendo partito “governato” da due coordinatori: uno di sua fiducia ed un altro berlusconiano di stretta osservanza.
Chi conosce appena il Cavaliere sa bene che i diktat o le proposte che non collimano con i suoi interessi nella migliore delle ipotesi vengono respinti al mittente; nella peggiore bollati con gli anatemi che abbiamo conosciuto nel passato. Alfano come sia uscito dal confronto è facile immaginarlo: determinato a non mollare Berlusconi nella vicenda parlamentare-giudiziaria, ma neppure ad annacquare la sua proposta per tenere unito (si fa per dire) il partito.
Il vice-premier al momento ha una preoccupazione più urgente: disinnescare il voto su Berlusconi per non far correre rischi al governo. Si ipotizza che il Senato, nonostante l’opposizione dei grillini, potrebbe calendarizzare la decadenza per dicembre. Allora tutto sarebbe più semplice. Perfino la raccolta di firme a sostegno del nuovo probabile soggetto politico che si prefigge, da quanto ci sembra di capire, il superamento del berlusconismo assicurandosi una certa agibilità quando lo strappo si sarà consumato.
La telenovela continua. Il Paese arriverà alla definizione degli assetti politici, stremato.