Tredicine, l’ultimo dei Mohicani in Campidoglio: «Resto nel Pdl, non so se andare con FI o con Ncd»
Come L’ultima legione, come l’ufficiale Aureliano Ambrosio che tenta di tenere alto, nonostante tutto e tutti, il vessillo di un Impero romano ormai alle sue ultime battute. Scherzi a parte, qui in Campidoglio non c’è un impero da rivendicare, naturalmente, ma un nome, un’idea, una “casa” comune che si ha difficoltà a lasciare. Stiamo parlando della singolare iniziativa del consigliere comunale Giordano Tredicine, che con convinzione tiene ancora issata la bandiera del Popolo della Libertà, il “suo” partito, il partito sciolto da Silvio Berlusconi meno di due settimane fa. Il consigliere comunale di Roma Capitale non ha ancora deciso a quale formazione erede del Pdl aderire, se alla risorta Forza Italia (da cui ha preso le mosse politicamente) o al Nuovo centrodestra di Angelino Alfano, di cui è capogruppo in Consiglio Sveva Belviso. Nei comunicati stampa si firma ancora “Giordano Tredicine, consigliere Pdl in assemblea capitolina”. Il suo “candido”smarrimento potrebbe fa sorridere come di fronte a una sorta di “ultimo dei Mohicani”, ma racchiude invece un rispetto massimo per i suoi elettori. Tanto di cappello. «Sono stato eletto nel Pdl e resto nel Pdl», ci dice Tredicine tra il vociare di sottofondo dell’assemblea capitolina. Trentacinque anni, ex presidente della Commissione Politiche sociali e Famiglia sotto il sindaco del Pdl Gianni Alemanno, tiene a precisare che gli 8.100 voti guadagnati sono per lui un patrimonio «morale». «Decideranno loro, che mi hanno mandato in Campidoglio», dice. Ecco cos’ha in mente Tredicine. Indirà una serie di assemblee nei 15 Municipi di Roma: «Queste consultazioni dirette, a tu per tu con i suoi elettori si concluderanno il 19 dicembre in un’assemblea finale in cui metteremo in votazione la decisione». Non se la sente di tradire nessuno: decidere per conto suo finirebbe per scontentare una parte. Che decidano gli elettori del centrodestra romano. Un caso forse unico ma su cui il giovane consigliere invita a riflettere: «La legge elettorale in questi anni non ha permesso agli elettori di esprimere le preferenze. In questa cornice, riconoscere e rispettare il ruolo dell’elettorale mi sembra il minimo. Un vincolo morale». E del resto, «il regolamento mi consente di tenere in piedi il gruppo del Pdl anche fino alla fine del mandato del sindaco o alle sue eventuali dimissioni».