Arriva la stangata per i romani. Ma fino a due mesi fa Marino prometteva: «Non aumenterò le tasse»
I romani rischiano di trovare sotto l’albero un regalo di Natale indigesto: l’aumento dello 0,3 per mille dell’Irpef. È solo una delle sorprese che sta preparando Ignazio Marino che in queste ore sta sollecitando il governo e il Partito democratico per inserire nel decreto milleproroghe la facoltà da parte del Comune di Roma di aumentare l’Irpef. Eppure il sindaco di Roma, fino a pochi giorni fa, diceva tutt’altro. Una promessa formulata in campagna elettorale e reiterata a ogni precisa domanda dei giornalisti. A fine settembre aveva garantito. Per i romani «non aumenteranno le tasse». Per evitare il default del Campidoglio (867 milioni di debiti «ereditati dalla passata amministrazione»), la giunta venderà «immobili comunali per 200 milioni, verranno liquidate le società comunali improduttive, si risparmieranno 105 milioni sugli affitti e saranno tagliati i fondi per la politica». E ancora il 19 ottobre Ai primi di novembre dopo l’approvazione del bilancio di previsione 2013 del Campidoglio, si era detto soddisfatto di «un ottimo risultato: utilizzando rigore e severità, e con la revisione di tutti i conti, siamo riusciti a chiudere un bilancio, come avevo promesso da mesi, non alzeremo le tasse, né Imu, né Irpef, né tassa di soggiorno, né occupazione suolo pubblico». Una promessa che aveva rinnovato per l’anno successivo: «Nel 2014 non ci saranno nuove tasse per la città».
Solo slogan, visto che, come titola oggi Il Messaggero: «Niente tagli, il Campidoglio preferisce l’aumento dell’Irpef». Una decisione prevedibile, se si considera che, alla stessa maniera ha fatto il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, appena arrivato al posto di Letizia Moratti. E proprio Pisapia era stato testimonial della campagna elettorale di Marino a Roma, venendo al comizio elettorale finale. Insomma, era già tutto previsto: con la sinistra al potere, più tasse per tutti.