Forconi: tanti in piazza, esposti migliaia di tricolori. La rabbia del Pd: «Inaccettabile e pericoloso»
Era iniziata a Torino, ma nel corso della giornata è dilagata in tutta Italia. La protesta dei forconi ha infatti interessato il Piemonte, Genova, Venezia, Arezzo, Roma, dove sono stati sparati petardi davanti la regione Lazio, la Sicilia, il Veneto, la Puglia, Sardegna, Emilia Romagna, Calabria, Campania… È stata una protesta improvvisa, ancorché annunciata, che si è rapidamente estesa in tutto il Paese. «Fosse la volta buona…» è il commento più diffuso nei bar e nel mercati da parte della gente che osserva. Blocchi stradali e ferroviari si registrano un po’ dappertutto, forse l’Italia non è paralizzata, come dice qualche allarmista, però è una protesta di cui certamente tenere conto, perché non è quella eterodiretta dei grillini o quella violenta dei No-Tav, ma è una protesta che viene dal basso, dalla gente che lavora, agricoltori, operai. E la controprova è in certe dichiarazioni politiche, come quella del responsabile Sicurezza del Pd, Emanuele Fiano, che ha reso noto che chiederà al governo di riferire in Parlamento su quali siano le responsabilità degli scontri avvenuti a Torino in occasione delle manifestazioni organizzate dal Movimento dei Forconi. «Esprimiamo solidarietà al carabiniere ferito a Torino e a tutte le forze dell’ordine, impegnate in queste ore nel Paese ad arginare gli scontri – ha dichiarato -. Quello che sta avvenendo in queste ore, in particolare nella città di Torino, è inaccettabile e pericoloso. La durissima situazione economica e sociale italiana, che sta mettendo in ginocchio milioni di persone, non può in alcun modo giustificare le minacce e le violenze che prima hanno preceduto e poi punteggiato la giornata di oggi in varie zone del capoluogo piemontese. Altrettanto non sono in alcun modo inaccettabili le strumentalizzazioni e il ruolo di supporto di queste manifestazioni attuate da gruppi dell’estrema destra». Quindi: se la protesta la fanno gli ultrasinistri dei No-Tav è giusta, ma quando è il popolo a protestare, allora è “fascista”… Molto più equilibrate le dichiarazioni di chi politica sul territorio la fa da sempre, come il governatore del Veneto Luca Zaia, secondo il quale «i temi sollevati sono sacrosanti». Si tratta, per Zaia, di questioni connesse a «un Paese che non dà risposte ai nostri imprenditori, di un’economia che non riparte a causa della cialtronaggine di molti amministratori a livello nazionale, e dell’impossibilità di sbarcare il lunario in virtù di una macchina burocratica che ci sta opprimendo». Per cui – conclude – siamo solidali con questa protesta, nella speranza che poi non trascenda e non crei problemi».
E la protesta cominciata oggi andrà avanti a Torino a oltranza con i tre presidi di piazza Castello, piazza Derna e piazza Pitagora. Lo conferma Andrea Zunino, portavoce del Coordinamento 9 dicembre a Torino, promotore della protesta. «Vogliamo dire basta a quello che non va bene, vogliamo che il governo si dimetta. Non ci interessa un tavolo, se ne devono andare. Noi siamo responsabili delle nostre azioni, si persegua chi ha comportamenti incivili», aggiunge Zunino. E ha parlato anche Mariano Ferro, il leader storico dei Forconi in Sicilia: vuole uscire dall’euro e dalle politiche dell’Unione europea, che strangolano l’economia italiana, e dal cono d’ombra in cui il suo movimento è stato messo da «un regime mediatico che lo descrive strumentalmente come il male». Ferro guarda lontano e vede la protesta crescere distante da dove è nata: nell’Isola, per poi diffondersi come un virus nel resto d’Italia. Ordinanze di prefetti e questori in Sicilia impongono il rispetto delle libertà dei cittadini. Stop quindi a blocchi, ma avanti con presidii e volantinaggio. «Siamo in uno stato di polizia: per noi non è possibile scioperare come possono fare invece i sindacati», contesta Ferro, ricordando la tolleranza zero, ma confermando che questo «non fermerà lo sciopero». Significativa anche la presa di posizione dell’Ugl per bocca del segretario nazionale dell’Ugl Polizia di Stato Valter Mazzetti in merito alle manifestazioni che si stanno svolgendo in tutta Italia organizzate dal movimento dei forconi. Dopo aver condannato le violenze, «condividiamo e plaudiamo al gesto di quei poliziotti che si sono tolti i caschi in segno di solidarietà con quella parte dei manifestanti che ha pacificamente mostrato il proprio disagio per la grave crisi che attraversa l’Italia. Riteniamo altamente simbolico – continua Mazzetti – il gesto degli appartenenti alle forze dell’ordine che si sono tolti i caschi perché ciò rappresenta la condivisione da parte dei poliziotti, in quanto cittadini in divisa, dei forti disagi che la crisi economica sta provocando alle famiglie italiane. Chiediamo – conclude – che anche gli appartenenti alla classe politica simbolicamente si tolgano il loro casco. Lo possono fare uscendo dalla torre d’avorio in cui si sono rifugiati e che molto spesso li porta a non ascoltare il grido d’aiuto che viene dalla società civile e da quelle categorie che, come i poliziotti, pagano più di altri le conseguenze negative della crisi e di una politica sorda». Ma la repressione è sempre presente: a Roma 11 persone sono state fermate dalla polizia dopo un lancio di petardi e una manifestazione davanti alla Regione Lazio nell’ambito dello sciopero dei forconi. Nel corso di un iniziativa di solidarietà al Comitato Agricoltori Riuniti sono stati lanciati petardi e fumogeni nei pressi della sede della Regione Lazio. In molti luoghi della protesta sono stati sventolati tricolori e lasciati cartelli con il tricolore. E forse è questo che dà tanto fastidio al Pd e alle sinistre, che un moto di piazza spontaneo non sia sottolineato dal colore rosso.