Giochi invernali, strisciante boicottaggio contro Putin. Da parte della sinistra…

16 Dic 2013 20:23 - di Antonio Pannullo

I Giochi invernali di Soci in Russia, stanno contribuendo a far emergere il malumore dell’Occidente, o di una parte dell’Occidente, contro la rinata Russia di Vladimir Putin. Molti soggetti internazionali, è indubbio, avrebbero preferito che l’Unione Sovietica fosse rimasta per sempre, perché così era tutto più chiaro, ma così non è stato. Il comunismo in Urss (e altrove) è caduto, e oggi la Russia è una grande nazione pluripartitica e democratica. Tuttavia rischiano un silenzioso boicottaggio politico (dopo quello anche sportivo delle Olimpiadi di Mosca del 1980) questi Giochi invernali di Putin, sullo sfondo delle crescenti tensioni con l’Occidente, dall’Ucraina ai missili contro l’Europa, dalla violazione dei diritti umani all’energia, quest’ultimo in realtà vero “punctum dolens” per l’Occidente: l’ultimo a dare forfait alla cerimonia inaugurale del 7 febbraio, dopo il presidente tedesco Joachim Gauck e quello francese François Hollande, è Obama, anche se nei suoi cinque anni alla Casa Bianca non ha mai partecipato ad una manifestazione olimpica. Tutti e tre questi grandi leader comunque, sarà un caso, appartengono – o provengono – da formazioni di centrosinistra. Farà invece di tutto per esserci, salvo imprevisti o ripensamenti “politically correct”, il premier italiano Enrico Letta, che lo aveva promesso a Putin nel recente vertice italo-russo di Trieste, come ha ricordato ancora in queste ore l’ambasciatore italiano a Mosca Cesare Maria Ragaglini. In un’atmosfera di vero “reset”, come quello tentato con l’allora presidente russo Medvedev, la presenza del presidente Usa non sarebbe stata da escludere. Ma in tempi di “mini guerra fredda”, smorzata dalla collaborazione reciprocamente interessata su Siria e Iran, l’arrivo non obbligato di Obama nel Paese che ha dato anche asilo politico alla talpa del Datagate, Edward Snowden, significherebbe un suggello al successo olimpico perseguito da Putin. Così, a meno di due mesi dall’inizio dei Giochi, l’ambasciatore Usa in Russia Michael McFaul ha cominciato a preparare il terreno, lasciando intendere che Obama non ci sarà. Un compito agevolato dal fatto che il presidente Usa non si è visto neppure alle due Olimpiadi precedenti, dove però ha mandato delegazioni guidate da figure di primo piano: il vicepresidente Joe Biden ai Giochi invernali di Vancouver nel 2010 e la moglie Michelle a Londra nel 2012. «Ci sarà una delegazione presidenziale, al 100%», ha assicurato McFaul riferendosi a Soci 2014, precisando opportunamente che «è ancora in corso una discussione su chi la guiderà». Il prestigio del suo nome sarà un termometro dei rapporti Usa-Russia in quel momento. Un’altra diserzione è quella del vicepresidente della Commissione europea Viviane Reding, che è anche commissario alla Giustizia e ai Diritti fondamentali, persona peraltro non conosciutissima neanche in Europa, figuriamoci in Russia. La Reding, che è lussemburghese, ha motivato apertamente il suo boicottaggio in nome dei «diritti umani», evitando le ipocrisie diplomatiche. Pare invece che la cancelliera Angela Merkel sia rimasta irritata dalla decisione di Gauck, ex pastore luterano e militante per i diritti umani nella Germania est: Berlino in Europa è pur sempre il primo partner economico ed energetico della Russia. Nessuna polemica invece in Francia per l’assenza di Hollande e del ministro degli Esteri Laurent Fabius, spesso in rotta di collisione con il Cremlino: Parigi, che ha avuto comunque una bella fetta degli appalti dei lavori di Soci, sarà rappresentata comunque a livello ministeriale. In questi giorni è ormai cominciato il toto-presenze dei big all’inaugurazione dei Giochi. La Polonia, che ha rapporti storicamente conflittuali con la Russia, ha promesso di inviare una delegazione, che tuttavia non includerà il premier, Donald Tusk, e che potrebbe vedere anche l’assenza del presidente, Bronislaw Komorowski. La Georgia del dopo Saakashvili, che ha perso una guerra-lampo con Mosca nel 2008 per la regione secessionista filo russa dell’Ossezia del sud, manderà i suoi atleti a Soci, ma non dirigenti del governo. Insomma, non crediamo che al Cremlino di dispereranno più di tanto… Infine, se si parla di diritti umani, non è pensabile paragonare l’Unione Sovietica alla Russia odierna, anche perché alle Olimpiadi di Pechino parteciparono tutti. L’unica defezione fu quella del principe Carlo d’Inghilterra che non andò alla cerimonia d’apertura per solidarietà col Tibet oppresso dalla Cina. Per il resto, non si registrò il boicottaggio nei confronti del regime di Pechino, dove c’era e c’è il partito unico, che si sta tentando oggi di attuare verso la nuova Russia di Putin.

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *