Governo sotto un treno. Meloni: «Legge elettorale e voto». Gasparri: «Letta è al capolinea»

28 Dic 2013 17:12 - di Guglielmo Federici

Si scrive Milleproroghe ma si pronuncia “millepezze” o “millefavori”, a seconda da quale prospettiva la si guardi. Un salsicciotto contenente tutto e il suo contrario. Soprattutto è il contrario della trasparenza. Un provvedimento giunto dopo il “pasticciaccio” del Salva Roma e avallato con il placet di Re Giorgio. Per questo il presidente dei deputati di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, su Fb denuncia tutta l’incapacità dell’esecutivo a  occuparsi dei problemi drammatici delle persone e a sganciarsi dalle lobby che contano. «Il governo annuncia che i provvedimenti contenuti nel “Salva Roma” finiranno nel decreto “Milleproroghe”, che sarà quindi un’altra norma fatta per gli amici degli amici. Se questo è il governo di responsabilità, Fratelli d’Italia chiede che si faccia immediatamente la modifica della legge elettorale e si torni a votare, per dare agli italiani un governo capace di occuparsi dei loro diritti e non di quelli dei poteri forti», scrive sul suo profilo. Anche Forza Italia, promette Maurizio Gasparri, farà buona guardia: «Fi sarà molto rigorosa, ci leggeremo riga per riga il Milleproroghe, specialmente dopo i rilievi del presidente Napolitano. Del resto il Milleproroghe «non può essere piegato a mille esigenze», ha sostenuto il vice presidente del Senato. Siamo certi della vigilanza del Quirinale, ma siamo decisi a un serrato confronto parlamentare, che investe le procedure e la qualità della legislazione e che non potrà consentire confusioni, fughe in avanti, elargizioni di vario tipo e genere. Il governo ha dimostrato sul campo di aver esaurito la sua funzione. Ne prenda atto senza causare altri danni». Si aggiunge il commento duro del capogruppo di Fi al Senato Paolo Romani. «Il governo Letta prenda atto che non ha più una maggioranza. Quello che è successo con il decreto Salva Roma e quanto si annuncia sul Milleproroghe denota che l’esecutivo è ormai arrivato al capolinea e che la maggioranza non si fida più del suo stesso governo. Prima ci si rende conto di questo stato di cose e prima si può procedere a varare una nuova legge elettorale con la collaborazione di tutte le principali forze politiche rappresentate in Parlamento».

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