I partiti (delegittimati) rinunciano a fare politica. E poi se la prendono con chi fa da “supplente”…

18 Dic 2013 10:19 - di Gennaro Malgieri

La questione non è l’attivismo, ai limiti della costituzionalità, di Giorgio Napolitano, ma l’inerzia dei partiti politici che lo costringono a quell’interventismo del quale lui stesso farebbe a meno. Se non si vuole guardare in faccia alla realtà della “supplenza” esercitata ora dal capo dello Stato, come in altre occasioni dalla magistratura, non si capisce niente della crisi italiana e delle convulsioni che travagliano le istituzioni finendo per farle deragliare dai  binari della legalità democratica. La colpa, insomma, che si imputa a Napolitano è quella di cercare di tenere quanto più possibile la situazione nei limiti in cui può essere ancora governata: glielo hanno chiesto proprio i partiti la scorsa primavera – ricordate? – quando hanno dimostrato la loro geometrica impotenza non soltanto nel formare un governo, ma perfino di scegliere il nuovo presidente della Repubblica. E adesso che fanno, si adontano perché lui li sollecita a mantenere fede al patto stipulato che prevedeva riforme, nuova legge elettorale e nessuna crisi di governo almeno fino al 2015, escludendo dunque le elezioni anticipate a breve termine? Grottesco.

La crisi della politica, che inevitabilmente si riverbera sulle istituzioni ed alimenta il conflitto sociale, autorizza la surroga di chiunque nei suoi poteri perché nessun consorzio umano conosce il vuoto. E le forze politiche,di fronte alla desolante povertà che dimostrano, rendendo evidenti a tutti le loro mostruose incapacità nel maneggiare la congiuntura economica soprattutto, non possono lamentarsi se un chiunque, fosse pure un capo dello Stato, si sovrappone non per bramosia di dominio o per un malinteso senso di autorità all’impotenza conclamata di chi non riesce a darsi regole accettabili per condursi nella vita pubblica senza destare scandali, disgusto, rabbia.

Che il sistema sia arrivato al capolinea lo abbiamo scritto più volte e, paradossalmente, tutti – ma proprio tutti – coloro che invocano un cambio di passo al momento di mettere in campo soluzioni accettabili per superare l’impasse, si lasciano imprigionare in logiche politiciste dalle quali non riescono a liberarsi. E’ una sorta di maledizione che grava sulla Repubblica da tempo immemorabile, ormai. Per cui si va avanti (almeno così pare) attraverso espedienti, gherminelle parlamentari, atti dovuti che non implicano una chiara manifestazione di volontà politica, e sembra così che lo Stato continui a funzionare, le istituzioni a vivere, i partiti stessi, pur vegetando, a dimostrare la vitalità delle amebe soltanto nelle polemiche a cui quotidianamente danno vita senza che mai sfocino in proposte concrete di fattive collaborazioni tese a modificare gli assetti pubblici e, prima di tutto, i loro costumi interni.

Che ci sia bisogno di una profonda “rivoluzione” morale e culturale è assodato. Ma non si vede chi possa prendere l’iniziativa. Per carità di patria ci esimiamo dal compilare un elenco sia pur minimo degli impotenti: basta guardare un qualsiasi telegiornale per sapere a chi ci riferiamo. E allora, almeno fino a quando, la ragione politica non prevarrà in qualcuno appena appena più dotato di consapevolezza e di lungimiranza, teniamoci la supplenza di qualsivoglia potere, mentre la politica latita drammaticamente.

Presidenza della Repubblica, Corte costituzionale, Magistratura? E mettiamoci pure tutti i “poteri forti” che ci vengono in mente, ma si abbia il coraggio di ammettere che all’insostebile leggerezza partitica soltanto i partiti stessi possono reagire riprendendosi il ruolo che dovrebbero avere. Se non lo fanno è perché sono incapaci. E allora, se la prendano con loro stessi e lascino perdere l’universo mondo che non c’entra nulla con le ambasce nelle quali si rivoltano. Ci sarà un motivo se l’allontanamento degli italiani dalla politica sta diventando patologico.  Quanti “forconisti” devono apparire all’orizzonte perché un minimo di resipiscenza colga la classe politica asserragliata in un Palazzo polveroso dalla finestre sprangate?

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *