Il cantante dissidente: dopo il massacro comunista a Tienanmen i giovani hanno dimenticato la politica
I giovani cinesi «si sono dimenticati della politica»: lo sostiene Cui Jian, il cantautore la cui musica fu la colonna sonora del movimento studentesco del 1989, quello soffocato nel sangue a Tienanmen dal regime comunista, in un’intervista al “South China morning post” di Hong Kong. «È triste – prosegue l’artista – perché le cose sono le stesse, non ci sono stati cambiamenti. Non dobbiamo prendere in giro noi stessi». Il musicista non nega che «tutti stanno diventando ricchi» e che «c’è una migliore qualità della vita». Ma, aggiunge: «Ci sono alcune cose che non cambiano mai. I giovani fanno finta di non vederlo, ma è così». Cui, 53 anni, è diventato famoso in Cina nella seconda metà degli anni Ottanta. I suoi pezzi, tra cui “Nothing to my name” (Non c’è niente che mi appartenga), venivano cantati durante le manifestazioni pro-democrazia del 1989, che si conclusero col massacro di piazza Tiananmen ordinato dal governo comunista. Dopo la repressione della rivolta a Cui Jian fu vietato di esibirsi in pubblico per alcuni anni. In seguito ha ripreso la sua attività e ha tenuto concerti nelle principali città della Cina. «Personalmente – afferma nell’intervista – vorrei vedere i diritti, la libertà di parola, ma molti li considerano argomenti noiosi e tutti pensano che siano pericolosi».