Napolitano rincuora i Marò. Ma intanto i due passeranno il Natale in India…

20 Dic 2013 14:15 - di Bianca Conte

Lo scorso anno, di questi tempi, i due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone erano in viaggio verso casa. Poi, l’incredibile ritorno in India, in quella terra di mezzo tra la prigionia e la semilibertà, in cui i due fucilieri di Marina sono trattenuti da ormai 22 mesi. Oggi, a distanza di un anno da quell’agognato rientro in Italia, subito funestato dalla successiva, controversa decisione del governo Monti alle ultime battute di rispedire i militari nelle fauci del gigante asiatico, i due sottoufficiali sono ancora “prigionieri” nelle maglie di un sistema giudiziario indiano che, tra cavilli e rinvii, scambi di competenze e intermezzi elettorali, avvicendamenti istituzionali e trattative diplomatiche, ancora non arriva a un punto risolutivo. E intanto i nostri due marò attendono, con dignità e rispetto, l’atto conclusivo di un interminabile dramma. «Noi confidiamo che possano riaprirsi quelle prospettive che ci erano state in qualche modo prospettate quando ricevetti le credenziali del nuovo ambasciatore indiano», ha dichiarato il Presidente Giorgio Napolitano in collegamento video con Latorre e Girone,  confermando – tra le righe – la sconcertante altalenanza dell’iter processuale indiano. «A volte sembra che siamo l’unica nazione dove le elezioni creano problemi: li creano anche in India», ha poi aggiunto l’inquilino del Quirinale, che ha quindi concluso: «Ci era stato prospettato un processo “fire fast”, un processo corretto e rapido, che però ora incontra difficoltà perché siamo vicini alle elezioni indiane». Un messaggio di solidarietà misto a sconforto, quello del capo dello Stato inviato in videoconferenza a cui i due marò ancora sotto processo in India, a cui fa quasi da spiazzante contraltare il «vedrete che ne usciremo!» pronunciato nelle ultime ore – forse perché influenzato dal buonismo del clima natalizio – dal ministro degli Esteri indiano Salman Khurshid, intervenuto sul caso. Caso che, tra allarmismo inquietante e precario ottimismo, ha tenuto banco anche alla X Conferenza degli Ambasciatori d’Italia, ai quali l’inviato speciale del Governo Staffan De Mistura ha ribadito il «costante» impegno dell’esecutivo invitandoli, ciascuno con il proprio interlocutore, a lavorare per una soluzione positiva. Soluzione data sempre per vicina, ma mai come imminente. Nel frattempo, i fucilieri di Marina trattenuti in India da 22 mesi, restano in attesa della nuova udienza della “Session court” del tribunale di Patala House, l’8 gennaio. E forse solo allora lo scenario per i due italiani diverrà più chiaro, nella speranza che questo ennesimo appuntamento processuale possa in qualche modo favorire un epilogo positivo della vicenda. Vicenda su cui è tornato a chiedere maggiore incisività Fratelli d’Italia: per voce della capogruppo alla Camera, Giorgia Meloni, Fdi ha infatti accusato l’azione del governo di «totale fallimento», chiedendo la sostituzione «dell’inconcludente De Mistura». Una recriminazione che, del resto, ha trovato terreno fertile nella scelta, da parte del team italiano, di non chiedere una licenza di Natale per i due militari, sulla scia di quella chiesta e ottenuta l’anno scorso alcune settimane prima che il caso diplomatico toccasse il suo apice di problematicità. Latorre e Girone, dunque, passeranno le feste di Natale in India, anche se con le famiglie, in arrivo probabilmente tra sabato e domenica: un’odissea, la loro, che sembra infinita…

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