“Basta immigrati”: Londra dice stop, il buonismo non è rock. Letta impari la lezione
È stata e continua ad essere il sogno dei giovani, il paradiso, il mito. Londra, la città delle tradizioni secolari e del rock, della lingua più parlata al mondo, del lavoro e del divertimento, dei Collage, della vita notturna e del Piccadilly Circus. L’Inghilterra, la terra dove sono nati gli idoli di intere generazioni, dov’è cresciuto il calcio, dove le squadre hanno quel “non so che” di leggendario. Tanti ragazzi ne sono attratti, tanti sono partiti in cerca di fortuna, tanti vorrebbero partire e magari diventare sudditi di Sua Maestà e mettere le mani su una chitarra storica. Ma qualcosa sta cambiando, le porte aperte fanno paura, si teme la perdita di identità e un nuovo aumento delle violenze. David Cameron aveva già lanciato l’allarme, preoccupato dell’«invasione» dall’Europa orientale di bulgari e rumeni, che dall’inizio di quest’anno possono già circolare, lavorare e risiedere liberamente in tutti i paesi dell’Unione europea. Ma non solo. Nell’ultimo anno la Gran Bretagna è stata la terra promessa per un numero sempre più grande di immigrati dall’Europa meridionale: italiani, spagnoli, portoghesi, greci, ovvero dalle nazioni più colpite dalla crisi dell’eurozona. È sempre accaduto, ma adesso bisogna fare i conti in modo diverso, perché cresce a dismisura l’altra immigrazione, quella che crea tensioni in ogni angolo del Vecchio Continente. E mentre in Italia la sinistra vorrebbe spalancare le porte a tutti, Londra percorre la strada inversa, accelerando sul rimpatrio di tutti coloro che arrivano sull’isola con la fedina penale sporca o che iniziano a delinquere. E la gente è d’accordo: secondo un sondaggio di British Social Attitudes, il 75% degli inglesi si è espresso a favore di una riduzione del numero di immigrati che decidono di stabilirsi nel Paese. Sempre secondo la rilevazione, il 47% degli intervistati pensa che l’immigrazione sia negativa per l’economia. È la conseguenza delle logiche permissive che la sinistra cerca di imporre ovunque, con il buonismo sull’accoglienza. A farne le spese, però, potrebbero essere i nostri giovani. Che vedranno il loro sogno infrangersi lungo la valle del Tamigi.