Con Berlusconi gli arresti dei latitanti non erano merito del governo, oggi invece…
«La cattura dei latitanti è un’eccellenza italiana. Da quando ci siamo insediati ne abbiamo catturato 53, ad un ritmo di più di uno a settimana». Parole sante, quelle del ministro dell’Interno Angelino Alfano, pronunciate al fianco del premier Letta e al cospetto dei magistrati che collaborano alla commissione sulla legalità voluta dal governo. «Questo governo è all’avanguardia nel contrasto alla criminalità e nei risultati ottenuti», ha aggiunto Alfano, rivendicando i suoi meriti senza riceverne in cambio alcuna puntualizzazione, polemica, smentita. Che strano. Ma i tempi, in effetti, sono cambiati. Solo due anni fa e mezzo fa, quando al Viminale sedeva il ministro Maroni e a Palazzo Chigi c’era Silvio Berlusconi, funzionava così: ad ogni arresto di un latitante il governo esprimeva soddisfazione e immediatamente partiva un’eco formidabile di magistrati, forze politiche e intellettuali di sinistra che rivendicavano i meriti esclusivi dei magistrati: «Sono i giudici che fanno le indagini, che c’entra il governo?», era il coretto che si levava puntuale a ogni conferenza stampa del ministro Maroni. Un coretto capitanato da Roberto Saviano, al quale faceva ribrezzo ammettere che un leghista (e un governo di centrodestra) stavano facendo un buon lavoro sul fronte della criminalità. Solo nel 2011 furono catturati 448 latitanti, di cui 63 tra quelli più pericolosi e ben 31 di massima pericolosità, tra cui i massimi esponenti dei Casalesi e delle mafie meridionali, quelle tanto “care” a Saviano. Quando in manette finì il superboss di Gomorra, Francesco Iovine, qualcuno, dalla Lega nord, si permise di congratularsi con Maroni. E dalle fila dell’Idv la paladina dell’antimafia, Sonia Alfano, si indignò immediatamente: «Prendo oggi del fatto che la Lega arresti i camorristi latitanti. Ero stata convinta fino ad oggi che di indagini e di arresti si occupassero forze dell’ordine e magistratura, ma grazie al leghista Vallardi ho imparato qualcosa di nuovo. Secondo Vallardi infatti l’arresto del latitante Iovine sarebbe la migliore risposta di Maroni a Saviano e confermerebbe l’operatività e l’affidabilità della Lega nel contrasto alla mafia. Illuminante». Ma erano altri tempi. Oggi, mentre Alfano fornisce i numeri degli indubbi successi del governo sul fronte del crimine, l’eco dei magistrati è scomparso, Saviano tace, la Afano (Sonia) non si indigna come una volta. Miracolo delle larghe intese, di Napolitano, di tutti quelli che non vogliono più disturbare il manovratore.