Contro il sistema dei partiti e la pressione fiscale, gli italiani reclamano il presidenzialismo
I partiti politici sono al capolinea, la pressione fiscale è insopportabile, gli italiani vogliono eleggere direttamente il capo dello Stato. Sono queste tre indicazioni che emergono con chiarezza dall’indagine Demos effettuata per Repubblica.
Parlamento e forze politiche sono ben al di sotto del 10% nella considerazione dei cittadini il 30% dei quali ritiene che la democrazia possa fare a meno di essi individuandoli come i maggiori responsabili della crisi delle istituzioni e del disastro economico. La sfiducia nelle istituzioni, comunque, è estesa, va dalla magistratura all’Unione europea, ai sindacati. Le uniche che si “salvano”, guadagnando consensi, sono la Chiesa e le Forze Armate, vale a dire le risorse spirituali , morali e civili nelle quali la gente si indentifica. Il resto è da buttare. Preoccupante? Non c’è dubbio. Anzi, perfino drammatico: il sondaggio, peraltro confortato da innumerevoli analoghe rilevazioni rese note nei mesi scorsi, conferma la più totale sfiducia nella democrazia rappresentativa ed un ancor più allarmante distacco dallo Stato che viene considerato poco e male proprio perché incarnato da chi ha smantellato le istituzioni repubblicane dimenticando di rinnovarle.
Meno di dieci anni fa, il 54% degli italiani riteneva prioritario il potenziamento dei servizi; oggi il 70% pensa che sia più importante ridurre la pressione fiscale. Il che vuol dire che i costi del sistema pubblico sono diventati insopportabili, non più sostenibili, per qualcuno addirittura dannosi. Il reddito delle famiglie, l’insicurezza diffusa, la credibilità calante dell’Italia nel mondo sono elementi di sfiducia che inducono gli italiani ad accusare apertamente i partiti e a mandarli all’inferno. Non c’è un solo cittadino che li difenda o che apertamente si identifichi in essi. Chi lo fa è perché è un mestierante della politica: si spiega così quel 7% di italiani che ancora li difende. E difendendoli non crede che il sistema possa reggere, ma teme soltanto per la sua sopravvivenza.
Al contrario sono ben tre su quattro gli italiani che “pretendono” come uscita dalla crisi e al fine di modernizzare l’impianto costituzionale, l’elezione diretta del capo dello Stato. Siamo diventati quasi tutti presidenzialisti, dunque? Sembra proprio di sì. Il dato è tutt’altro che sconvolgente o “inedito” dal momento che da anni la maggioranza della popolazione è orientata verso modelli di democrazia diretta nella scelta del “decisore”. Se lorsignori non avessero fatto orecchie da mercanti negli ultimi vent’anni e si fossero dedicati alle riforme di fondo, probabilmente non ci troveremmo a questo punto. E anche la sciagurata “antipolitica” non avrebbe attecchito minacciando di far franare la vita civile oltre che quella politica.
Il vuoto nel quale siamo immersi, la sensazione di spaesamento che ci pervade, la delusione che attanaglia chiunque e la disperazione che si allarga a macchia d’olio indicano che la Repubblica è davvero agonizzante. In realtà sta tirando l’ultimo respiro. Il discorso del capo dello Stato lo ha certificato. E francamente non si vede come si possano attuare quelle riforme per l’ennesima volta richiamate da Napolitano in pochi mesi. Ma ce li vedete questi partiti moribondi e delegittimati riscrivere la Costituzione per come chiedono gli italiani?
Francamente noi non nutriamo nessuna fiducia. E, del resto, come potremmo? Ma vi sembra sensato quello che sta avvenendo nelle aule parlamentari e nell’ambito delle nomenklature politiche? Di tutto si discute tranne che di modificare sostanzialmente il sistema. Al riguardo poche sono le idee, ma confuse. Gli italiani se ne sono accorti e manifestano con rabbia il loro disappunto. Non sono più disposti insomma a sborsare buona parte dei loro magri redditi in cambio di nulla. Anzi del caos.