Da Lampedusa al centro di Roma: in 500 occupano un palazzo di fronte al Csm

13 Gen 2014 21:49 - di Redazione

Disperati, affamati, infreddoliti. Un pezzo di umanità, approdata a Lampedusa nei mesi scorsi, ha trovato rifugio in un edificio nel centro di Roma. Sono circa 450 persone, tra queste molte donne, alcune di loro in stato di gravidanza, e una quarantina di bambini in tenera età, quasi tutti sotto i tre anni. Hanno cominciato ad occupare, circa tre mesi fa a scaglioni, la vecchia sede dell’Ispra, un moderno palazzo nei pressi di piazza Indipendenza, a due passi dalla sede del Consiglio Superiore della Magistratura. Tra gli occupanti anche molti scampati al tragico naufragio del 3 ottobre. Sono quasi tutti rifugiati, in gran parte eritrei ed etiopi. Spaventati e diffidenti non si lasciano andare facilmente a commenti. Aprono le grandi vetrate di accesso al palazzo solo quando appare Khalid Chaouki il deputato del Pd che è diventato il punto di riferimento dei migranti. Dopo il girone infernale nei meandri del palazzo, completamente al buio dopo un corto circuito avvenuto nei giorni scorsi, Chaouki incalza il suo compagno di partito: «Va chiesto al sindaco di Roma, Ignazio Marino, di intervenire immediatamente – sottolinea il deputato democratico – queste persone sono tutte titolari di asilo politico e il comune è il primo responsabile. Poi – prosegue Chaokui – bisogna rivolgersi al prefetto di Roma, la situazione è arrivata a livelli intollerabili». Questi disperati dormono per lo più sui cartoni o su giacigli creati ammucchiando quotidiani, tra i calcinacci e materiale di risulta che gli operai non hanno probabilmente avuto il tempo di togliere. Cucinano con fornelli da campeggio, collocati lungo i corridoi. Si lavano con l’acqua fredda. E da alcuni giorni nell’edificio, a causa di un corto circuito provocato da un incauta manovra, vivono al buio. Un buio che ha smorzato ogni speranza di una vita migliore come racconta Tiras, una ventinovenne eritrea: «Dall’Italia non mi aspetto nulla. Non ho nessuna speranza di trovare un lavoro o di poter studiare qui – sottolinea la ragazza – voglio andare in qualsiasi posto ma non voglio restare in Italia». Poi vince la sua riluttanza e descrive le condizioni in cui vive: «Sono circa tre mesi che sono qui in questo palazzo, dopo essere arrivata sull’isola di Lampedusa. Dormo su fogli di giornale o sui cartoni e vado a mangiare alla Caritas». Ma nel pomeriggio cominciano ad arrivare i primi materassi, «Sono un regalo ma non so di chi», precisa uno dei migranti mentre ne trasporta uno sulle spalle. Nelle stesse ore, un altro gommone in difficoltà con a bordo 117 migranti, tra cui 23 donne, è stato soccorso a circa 110 miglia a Sud Est di Lampedusa. Finiranno anche loro nel palazzo dell’Ispra?

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