Il centrodestra e le famiglie a Marino: stop al progetto dei prof che insegnano omosessualità
Scadono domani i termini d’iscrizione al progetto intitolato Le cose cambiano – per il rispetto e la valorizzazione delle differenze, finalizzato a contrastare il Bullismo omofobico. Un titolo altisonante che rimanda a un’operazione ben più sottile e sibillina: liberalizzare la teoria gender appaltandone il compito a testimonial Lgbt o affini. Un progetto pensato per gli studenti delle scuole medie superiori, che ha marciato fin qui ammantato di valenza istituzionale pur senza essere stato preventivamente – come sarebbe dovuto accadere – condiviso e discusso con le associazioni dei genitori. Così, l’amministrazione capitolina, non paga di aver smantellato le politiche familiari varate negli anni precedenti l’avvento del sindaco Marino, non solo prende iniziative che riguardano le famiglie romane senza consultare le associazioni dei genitori, ma le ammanta anche di significato “politicamente corretto”, in nome di una crociata contro una odiosa – e violenta – forma di discriminazione che non può, per ovvie ragioni, che essere condivisa da tutti. Chi può dirsi favorevole alla violenza nelle scuole? E chi, peggio ancora, sostenitore del bullismo d’ispirazione omofobica? Tutti quesiti che, è di tutta evidenza, rimandano a un tema educativo che va trattato evitando ogni sorta di semplificazione teorica, di banalizzazione etica o, peggio ancora, di indottrinamento ideologico. Del resto, la scelta del Campidoglio di appaltare a testimonial come Serena Dandini, Ferzan Ozpetek, Umberto Veronesi, Dacia Maraini e Francesca Vecchioni, tra gli altri, personalità di tutto rispetto, ma che in passato hanno parlato di «grammatica sessista» e pronosticato un ipotetico «avvento dell’era postspermatozoica», dimostra quanto meno di non aver allestito un progetto educativo, ma un spot promozionale. Il che desta giustamente le preoccupazioni, non solo dei genitori, ma di chiunque dotato di senso dell’opportunità, si ritrovi a commentare ideazione e realizzazione del bando. Bando avversato dai moltissimi genitori che hanno manifestato anche via mail il proprio dissenso, e fieramente osteggiato dall’interno dal consigliere di Roma Capitale, membro della Commissione Scuola, Lavinia Mennuni, scesa in campo da subito per chiedere la cancellazione del progetto.
«Non posso che esprimere contrarietà e preoccupazione – ha detto allora una combattiva Mennuni – circa il Progetto incredibilmente promosso dall’Amministrazione Marino, che ritengo gravissimo e lesivo, per un sano sviluppo dei giovani studenti, che l’assessore alla Scuola, Alessandra Cattoi, non si sia confrontata con le associazioni familiari, per valutare insieme l’opportunità del progetto indirizzandolo, invece, direttamente ai Dirigenti delle scuole secondarie di II livello». Un progetto che Lavinia Mennuni reputa «discutibile per come è stato congegnato e per la valenza istituzionale che gli è stata conferita». E che, se possibile, al danno della strumentalizzazione ideologica, unisce la beffa legata al fatto «sconcertante che tale progetto non sia stato preventivamente portato alla Commissione Consiliare competente e agli Organi istituzionali preposti. Pur condividendo ogni azione finalizzata a contrastare il bullismo e ogni forma di violenza e discriminazione – ha quindi aggiunto la Mennuni – ritengo inopportuno coinvolgere i ragazzi in una età particolarmente delicata della formazione, in progetti non concertati con le famiglie e con le associazioni familiari, e di chiaro sapore ideologico e di indottrinamento». Un progetto, non a caso, ci ha spiegato Lavinia Mennuni, «bocciato ancora oggi pomeriggio dalle 15 associazioni di genitori e culturali con cui mi sono incontrata». E del quale, ammonisce la Mennuni «vorrei conoscere i costi e le procedure di affidamento. Stante il momento di grave crisi, economico-sociale, che vede la contrazione degli investimenti su genitorialità, asili nido, quoziente familiare, formazione e scuola, oltre che occupazione giovanile, mi chiedo come il sindaco Marino e la sua Giunta, invece di perseverare nell’impegnare il proprio operato su temi ideologici e politici, non dedichi invece – ha concluso la Mennuni aprendo a inquietanti interrogativi – attenzione alle reali e prioritarie esigenze delle famiglie romane, che davvero non possono aspettare oltre».