Il Comune di Torino apripista della legalizzazione dello spinello. Il Pd si spacca e Fassino si astiene
Torino fa da apripista e dalle stanze del buco passa alla legalizzazione della cannabis. Per la prima volta in Italia una grande città approva un ordine del giorno, proposto da Sel, che invita Parlamento e governo ad affrontare il tema del «passaggio da un impianto di tipo proibizionistico ad un impianto di tipo legale della produzione e della distribuzione delle “leggere”», con particolare riferimento alla cannabis e ai suoi derivati. L’ordine del giorno, firmato da Marco Grimaldi di Sel e dai consiglieri del Pd Silvio Viale, Luca Cassiani e Lucia Centillo del Pd, è passato con 15 voti a favore 13 contrari e 6 astenuti. Il Pd si è comunque spaccato: tre astensioni, oltre a quella del sindaco Piero Fassino, e il voto contrario della cattolica Domenica Genisio. Determinati i voti dei due Cinquestelle Chiara Appendino e Vittorio Bertola, che si sono aggiunti agli altri tredici consiglieri favorevoli del centrosinistra. Ha votato contro l’opposizione di centrodestra. «È incredibile che la stessa sinistra, puritana su alcol, gioco d’azzardo e tabagismo, rispolveri una doppia morale a uso e consumo di un antiproibizionismo diretto a proclamare lo spaccio di Stato», ha attaccato il capogruppo di Fdi, Maurizio Marrone, ricordando «i tanti giovani in comunità per il difficile e lungo percorso di disintossicazione dalle droghe». Sulla stessa linea il capogruppo della Lega Fabrizio Ricca: «La liberalizzazione delle droghe leggere non è sicuramente una priorità per la nostra città. Ma visto che la maggioranza in questo momento lo considera un problema di importanza fondamentale, dichiariamo la nostra contrarietà». Nella stessa seduta il Consiglio comunale ha approvato un secondo ordine del giorno in materia, presentato con ampio sostegno bipartisan e approvato con 24 voti favorevoli. Nel testo si chiede alla giunta «di adoperarsi nei confronti della Regione Piemonte per concedere l’uso terapeutico della cannabis terapeutica ai malati, e nei confronti del ministero della Sanità per la produzione di farmaci sintetici e naturali a base di cannabinoidi».