Il “Financial Times” disintegra Letta e Marino in un colpo solo. E la sinistra si nasconde
Stavolta gli esponenti di spicco del centrosinistra non aprono bocca, non dicono una parola, quasi si nascondono per non essere costretti a commentare. Usano la strategia di sempre: quando c’è qualcosa che non conviene, meglio ignorarla e farla ignorare ai giornali “amici”. Ma è una strategia difficile da attuare quando c’è di mezzo il prestigioso Financial Times, che fa sapere a tutto il mondo che «gli annunci di ripresa sono accolti con derisione in una Roma depressa». Il quotidiano della City pubblica un lungo articolo sulla situazione economica italiana e spara cannonate contro il governo Letta e contro il sindaco Marino. In primis sottolinea che i «disastrosi dati sull’occupazione infrangono un fragile ottimismo, mentre cresce un sentimento di caos politico». Quindi descrive le «file di senzatetto che dormono per terra» e i «sanpietrini di via Marsala (una delle arterie centrali) che sembrano distrutti da una colonna di carrarmati». Poi scatta una cruda fotografia dell’area nei pressi della Stazione Termini che «sembra più un campo profughi che un hub di una metropoli». Ma «il pessimismo» avvolge anche l’elegante e famosissima via Condotti, dove le vendite dei negozi di lusso sono sostenute solamente dall’afflusso di turisti russi». E non potrebbe essere altrimenti. In sostanza viene demolito sia l’ottimismo del governo si “strane intese” sia il sogno perenne di Marino. Letta aveva promosso il suo esecutivo dichiarando la crisi ormai dietro le spalle, annunciando meno tasse per tutti e la luce in fondo al tunnel. L’immaginazione al potere, secondo i tecnici che girano e rigirano tra le mani i dati dei più accreditati istituti di ricerca e si trovano di fronte a disoccupazione in aumento, potere d’acquisto delle famiglie arretrato di 25 anni, budget per l’acquisto di cibo tagliato del 4 per cento, nove punti di Pil in meno negli ultimi anni, risparmio falcidiato dell’80 per cento e il commissario Ue per il Lavoro, Laszlo Andor che paventa danni sociali «irreparabili» se i problemi ancora sul tappeto non verranno affrontati con i mezzi opportuni. «Sarei molto cauto nel dire che la crisi è sconfitta», ha fatto sapere da Francoforte Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea. E Nomisma ha tentato un consuntivo concludendo che «una politica economica che voglia salvaguardare la ripresa e ridare slancio all’Italia non può eludere il dato di partenza costituito dal fortissimo peggioramento subìto dalle famiglie. Essa deve poi porsi l’obiettivo minimo di indicare in modo chiaro quali siano le condizioni fiscali e normative in cui le famiglie e le imprese saranno chiamate a effettuare le proprie scelte di spesa e di investimento». Appunto, ma Letta sembra aver frequentato un’altra scuola. Come dimostra la già odiata mini-Imu.