Il procuratore Maddalena sui No Tav: «C’è anche terrorismo, sono una minaccia per il Paese»
Esiste «un’area marginale ma non trascurabile di soggetti anarchici che, operando su un doppio livello, palese e occulto, costituiscono una minaccia per le regole costituzionali del Paese puntando, attraverso atti di terrorismo, all’eversione del sistema democratico». Così Marcello Maddalena, procuratore generale del Piemonte, in un documento citato in occasione dell’anno giudiziario, stigmatizza la deriva violenta ed eversiva del movimento No Tav. Un movimento militarizzato, ormai ben lontano dalle rivendicazioni ambientaliste e dai metodi di contestazione delle origini. Il documento di Maddalena si riferisce infatti a quanto accade nell’orbita del fenomeno No Tav dove minacce e intimidazioni sono orami all’ordine del giorno della recriminazione. Strumenti di pressione psicologica esercitati soprattutto nei confronti di giornalisti e magistrati che questo fenomeno lo monitorano e lo confutano argomentandone i motivi del dissenso e rivelandone le zone d’ombra. «Si è dovuta registrare – scrive Maddalena nella sua relazione – una ripresa delle attività riconducibili a matrice eversiva che si sono inserite nel più vasto e del tutto legittimo fenomeno». Il magistrato cita in particolare, come «segnale assai inquietante», l’invio di pacchi bomba.
Ma non è tutto: sul rischio del terrorismo anarchico il Siap (Sindacato italiano appartenenti polizia), chiamato in prima linea sul fronte della protesta estrema nata in Val di Susa contro la realizzazione della linea ferroviaria veloce Torino-Lione, «condivide totalmente le parole del procuratore generale Marcello Maddalena»: e ad affermarlo è Pietro Di Lorenzo, segretario torinese del sindacato di polizia. Le affermazioni dell’alto magistrato «sono le stesse – spiega Di Lorenzo – che utilizzammo già dal 27 giugno e 3 luglio 2011, quando donne e uomini in divisa rischiarono la vita a causa dell’assalto militare condotto da centinaia di violenti provenienti da tutta Europa». «Non sono mai state – aggiunge – parole lanciate a caso, ma grida di allarme per la deriva terroristica che via via si è delineata assumendo la cabina di regia dell’opposizione No Tav. È diventato infatti sempre più pressante lo stillicidio di atti volti a intimidire magistrati, giornalisti, imprenditori e operai»: bersagli nel centro del mirino degli attivisti del movimento, sostenitori di una protesta sempre più radicalizzata.